Cassina, soluzione tampone per la carenza di medici

I dottori in servizio avranno in carico più cittadini

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 Due medici di Cassina de’ Pecchi si dimettono e non saranno sostituiti. 

A lanciare l’allarme durante lo scorso Consiglio comunale del 26 febbraio è stato Sandro Medei (Comitato Civico), che ha segnalato come due medici del Comune, il Dott. Barbaresi e il Dott. Bathrelos, non eserciteranno più in paese, sottolineando come questa situazione potrebbe obbligare i loro assistiti «a rivolgersi alla guardia medica o al pronto soccorso qualora avessero bisogno di assistenza o anche di una semplice prescrizione di farmaci o visite mediche, aggiungendo al disagio anche il rischio di sovraffollamento».

La soluzione: più pazienti per medici

Una situazione ben nota al sindaco Elisa Balconi che ha assicurato il massimo impegno dell’Amministrazione comunale per risolvere il problema. E ieri, lunedì 1° marzo, il primo cittadino di Cassina ha avuto un colloquio con il Dott. Cassavia, direttore Innovazione e sviluppo delle cure primarie dell’Ats di Milano.

«Purtroppo il dott. Cassavia mi ha confermato che non è stato trovato nessun medico disponibile ad assumere l’incarico di sostituto temporaneo viste le recenti dimissioni di due medici cassinesi – ha scritto il sindaco – La strada più veloce da percorrere è l’ampliamento dei massimali per ciascuno dei medici attualmente in servizio nel nostro paese: i vertici di Ats mi hanno assicurato che questa operazione potrà avvenire in tempi brevi; ho chiesto chiarimenti anche su come deve comportarsi il cittadino per essere preso in carico. Appena avremo tutte le risposte saranno comunicate ufficialmente».

L’allarme a fine gennaio

Già a fine gennaio Elisa Balconi, in qualità di presidente dell’assemblea distrettuale dei sindaci dell’Asst Melegnano-Martesana, aveva scritto allo stesso Dott. Cassavia, segnalando una grave mancanza di medici di base sul territorio della Martesana. «La situazione è davvero drammatica; in alcuni piccoli comuni i medici sono addirittura assenti, gli assistiti si devono spostare dal proprio Comune di residenza, ma spesso non possono farlo con mezzi propri e i mezzi pubblici non esistono – si legge nella lettera – In altri Comuni dove i medici sono presenti non sono sufficienti a coprire le esigenze della popolazione».