La vicenda della Straberry di Cassina – accusata dello sfruttamento dei braccianti arruolati nei centri d’accoglienza e maltrattati e insultati dal giovane proprietario – sta facendo molto discutere, e tra le varie critiche sollevate arriva anche il j’accuse dei Giovani Democratici dell’Adda Martesana, che hanno deciso di lanciare un comunicato nel quale condannano i fatti accaduti presso l’azienda e chiedono un sistema di tutele per i lavoratori.
Straberry Cassina, il «non ci stiamo» dei Giovani Democratici
«In merito alla scoperta del sistema di caporalato portato avanti dall’azienda StraBerry a Cassina de’ Pecchi e alle gravissime dichiarazioni intercettate del suo titolare, condanniamo pubblicamente quanto accaduto e ci rifiutiamo di rimanere indifferenti – riporta il comunicato redatto dai Giovani Democratici –. Da anni, sempre più lavoratori continuano ad essere vittime del caporalato in Italia, dove i diritti vengono negati e si dà adito ad un sistema disumano che fa dell’illegalità la propria forza. Una forza che, spesso, sembra passare inosservata. Noi, gli occhi vogliamo tenerli ben aperti. Come Giovani Democratici, condanniamo l’accaduto e continuiamo a chiedere un sistema di tutele per tutti i lavoratori, partendo da una paga degna e dalla sicurezza sul lavoro. Abbiamo deciso di dire “NO al caporalato” perché in un paese civile il sistema di sfruttamento non è contemplato. No, perché la dignità del lavoratore non può essere calpestata da soprusi economici e verbali. No, perché non vogliamo e non possiamo essere spettatori passivi, stupiti, indignati e fermi».
Il comunicato si conclude con un’accusa e un invito a dare risposte: «Vogliamo che tutti sappiano cosa si cela dietro il caporalato: che scateni la rabbia e la volontà di cambiare un sistema che pensa di riuscire a cavarsela impunemente nell’indifferenza generale e nella mancanza di giuste utile per i lavoratori. Perché questo sistema fa dell’indifferenza il suo potere e degli invisibili la sua arma per produrre sempre di più, ma a minor prezzo. Tocca alla politica dare risposte concrete. Temporeggiare non è più accettabile.»