Straberry, la condanna dei Giovani Democratici: «Tocca alla politica dare risposte»

I Giovani Democratici dell'Adda Martesana hanno rilasciato un comunicato in cui condannano quanto avvenuto all'interno dell'azienda cassinese

categories="13381,12868,6030,12964,9217,13794,12762,12863,12742,12741,12743,12862,12744,12746,12745,12747,12748,12865,12866,12799,12749,12763,12750,12864,12751,12867,12752,6546,16899,12965,6542,3,12980,210,17281,17282,17283,17284,12962,6126,13798,12981,287,1,12966,12961,12976,2916,5857,9608,12505,14138,14139,13781,6544,13496,7153,6534,5184,12977,6031,9215,6523,10994,6522,1545,6421,10995,10993,13198,361,13290,12821,12800,6062,8672,16701,16702,16703,6,5856,12959,9216,9218,27,101,14566,13209,6511,12963,12816,427" random="1" limit="1"]

La vicenda della Straberry di Cassina – accusata dello sfruttamento dei braccianti arruolati nei centri d’accoglienza e maltrattati e insultati dal giovane proprietario – sta facendo molto discutere, e tra le varie critiche sollevate arriva anche il j’accuse dei Giovani Democratici dell’Adda Martesana, che hanno deciso di lanciare un comunicato nel quale condannano i fatti accaduti presso l’azienda e chiedono un sistema di tutele per i lavoratori.

Straberry Cassina, il «non ci stiamo» dei Giovani Democratici

«In merito alla scoperta del sistema di caporalato portato avanti dall’azienda StraBerry a Cassina de’ Pecchi e alle gravissime dichiarazioni intercettate del suo titolare, condanniamo pubblicamente quanto accaduto e ci rifiutiamo di rimanere indifferenti – riporta il comunicato redatto dai Giovani DemocraticiDa anni, sempre più lavoratori continuano ad essere vittime del caporalato in Italia, dove i diritti vengono negati e si dà adito ad un sistema disumano che fa dell’illegalità la propria forza. Una forza che, spesso, sembra passare inosservata. Noi, gli occhi vogliamo tenerli ben aperti. Come Giovani Democratici, condanniamo l’accaduto e continuiamo a chiedere un sistema di tutele per tutti i lavoratori, partendo da una paga degna e dalla sicurezza sul lavoro. Abbiamo deciso di dire “NO al caporalato” perché in un paese civile il sistema di sfruttamento non è contemplato. No, perché la dignità del lavoratore non può essere calpestata da soprusi economici e verbali. No, perché non vogliamo e non possiamo essere spettatori passivi, stupiti, indignati e fermi».
Il comunicato si conclude con un’accusa e un invito a dare risposte: «Vogliamo che tutti sappiano cosa si cela dietro il caporalato: che scateni la rabbia e la volontà di cambiare un sistema che pensa di riuscire a cavarsela impunemente nell’indifferenza generale e nella mancanza di giuste utile per i lavoratori. Perché questo sistema fa dell’indifferenza il suo potere e degli invisibili la sua arma per produrre sempre di più, ma a minor prezzo. Tocca alla politica dare risposte concrete. Temporeggiare non è più accettabile.»