È un impegno di grande portata quello che diversi comuni della martesana hanno preso insieme all’Università degli Studi di Milano, alleandosi nella Milano Cities Changing Diabetes Network contro un nemico comune: il diabete, patologia in preoccupante aumento negli ambienti urbani, che – secondo Livio Luzi, Presidente del Comitato Scientifico di Milano Cities Changing Diabetes – a Milano colpisce addirittura 200mila persone.
A partecipare a questo importante progetto, insieme ad altri comuni di Città Metropolitana, sono Cernusco, Pioltello, Segrate e Vimodrone.
Milano Cities Changing Diabetes Network, la rete contro il diabete
Sono 17 i comuni del milanese che hanno deciso di entrare a far parte della rete di collaborazione e confronto con l’Università degli Studi di Milano, parte del progetto internazionale Cities Changing Diabetes, nato per fronteggiare la diffusione nelle città delle malattie croniche non trasmissibili, come diabete e obesità.
L’iniziativa, realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center – con il contributo non condizionato di Novo Nordisk – coinvolge Istituzioni nazionali, amministrazioni locali, terzo settore e mondo accademico, e ha visto l’adesione di Milano, insieme a Roma e ad altre 20 metropoli nel mondo.
Lotta al diabete: oggi il tavolo di confronto di Milano Cities Changing Network
L’Università degli Studi di Milano ha deciso di dare il via a un percorso di approfondimento delle tematiche inerenti alle malattie e ai disagi conseguenti l’urbanizzazione, organizzando un tavolo di confronto, che si riunirà oggi per la prima volta e che vedrà la presenza dei rappresentanti delle prime 17 amministrazioni del milanese aderenti al progetto, per definire le azioni da intraprendere per la salute dei cittadini.
«Il progetto è perfettamente in linea con gli obiettivi del prorettorato, in quanto rappresenta la volontà di dialogare con il territorio e di coinvolgere la società, nelle sue varie articolazioni, mettendo a disposizione e valorizzando i risultati della propria ricerca», ha sottolineato Marina Carini, Prorettore delegato a Terza Missione, Territorio e Attività Culturali dell’Università degli Studi di Milano. «In particolare in questa giornata di confronto l’Università si farà promotrice di una prima ipotesi di lavoro che prevede, tramite le amministrazioni convenute, la realizzazione di un sondaggio sull’attività fisica quotidiana».
«Milano, con la sua naturale vocazione internazionale, si pone al centro di uno sviluppo urbanistico importante per dimensioni e soluzioni che mirano ad un progressivo miglioramento della qualità della vita dei propri cittadini – ha commentato Michele Carruba, Direttore del Centro Studi e Ricerche sull’Obesità dell’Università degli Studi di Milano e Presidente del Comitato Esecutivo di Milano Cities Changing Diabetes, aggiungendo «non va dimenticato che l’Italia vanta un’organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale tra le migliori del mondo e che tale organizzazione nasce proprio in Lombardia».
«Il progetto Cities Changing Diabetes si afferma in questo contesto con l’obiettivo di arrestare la curva di crescita del diabete per prevenire più di 100 milioni di nuovi casi di diabete entro il 2045. L’obesità è il più grande fattore di rischio modificabile associato al diabete tipo 2 e la ricerca mostra chiaramente come per arrestare la curva di crescita del diabete bisogna puntare ad una riduzione dei tassi di obesità del 25 per cento – ha affermato Livio Luzi, Professore Ordinario di Endocrinologia dell’Università degli Studi di Milano nonché Direttore del Dipartimento di Endocrinologia, Nutrizione e Malattie Metaboliche del Gruppo MultiMedica e Presidente del Comitato Scientifico di Milano Cities Changing Diabetes -. La partecipazione di Milano al progetto internazionale Cities Changing Diabetes conferma come la nostra città negli anni abbia sviluppato la chiara visione che, grazie alle sinergie internazionali, si può puntare a creare una città migliore e più vivibile, nel rispetto di uno sviluppo urbanistico sostenibile. Per raggiungere questo scopo la collaborazione tra Università e strutture sanitarie e territoriali giocherà un ruolo fondamentale».