Il Natale e il panettone sono un binomio insostituibile, e nella tradizione meneghina il Natale è legato al marchio del panettone Motta, frutto dell’ingegno e dell’intuito del gessatese Angelo Motta. Quest’anno la storica azienda milanese ha celebrato il Centenario dalla fondazione, con la pubblicazione nel mese di novembre del volume “Motta”, edizioni FMR, a cura della giornalista Fabiana Giacomotti.
LA STORIA DI ANGELO MOTTA
Angelo Motta – chiamato affettuosamente Angiùlin – nasce a Gessate l’8 settembre 1890, figlio di Alessandro e Rosa Motta, terzogenito di quattro figli. È un bambino di soli dieci anni quando parte da Gessate per arrivare a Milano perché vuole diventare pasticciere. Promesso garzone di un fornaio, impara l’arte della panificazione e della lievitazione e nel 1919 fonda a Milano la ditta artigiana che porta il suo nome. Affascinato dal panettone milanese, nel 1921 lo reinventa a modo suo utilizzando il lievito madre, per un dolce più alto e soffice, che avvolge nella carta a corona, il famoso pirottino, e che cambierà il dolce natalizio da basso a alto.
Fonda il bar Motta in piazza Duomo, si avvale di persone capaci per la grande M e la silhouette del Duomo sulla confezione del panettone e per il lancio pubblicitario. La sua grande sensibilità e l’intuito geniale fanno crescere la sua impresa, ma lui non dimentica le umili origini: nel 1934 nasce il Premio Notte di Natale, per onorare gli atti di bontà.
Angelo Motta muore il 26 dicembre 1957 e la sua azienda passa nelle mani di Alberto Ferrante, viene statalizzata nell’ambito della Sme e acquistata dal gruppo Nestlé. Ora è di Bauli.
IL VOLUME “MOTTA” DI FABIANA GIACOMOTTI
L’autrice Fabiana Giacomotti, con perizia di particolari e aneddoti importanti, ha ripercorso la vicenda storica dei primi cento anni di una delle imprese italiane che si è contraddistinta per impegno e professionalità e ha delineato la figura del suo fondatore che, con passione e dedizione, ne ha tracciato la storia umana e ha legato la sua vita alla magia del panettone e del Natale. «Il libro nasce dalla ricerca e dalle raccolte delle fondazioni private, dall’archivio di Dino Villani, ora custodito in Rai, e soprattutto dalle informazioni utilissime che ho trovato nella rivista “Amicizia” che Alberto Ferrante lanciò subito dopo la morte di Angelo Motta e che ogni mese riservava una piccola parte di notizie aziendali. É la storia di un ragazzo di provincia che con tenacia e coraggio riesce a coronare il suo sogno grazie all’intuito, alla passione e alla forza di volontà che lo hanno accompagnato sempre».
LA PRESENTAZIONE A GESSATE
In occasione delle festività natalizie, domenica 22 dicembre, nell’Aula Consiliare di Gessate, si è svolta la presentazione alla cittadinanza del libro Motta. Presenti Fabiana Giacomotti e l’Amministrazione comunale che, nelle parole del sindaco Lucia Mantegazza, ha dichiarato: «Siamo molto onorati di ospitare Fabiana Giacomotti, che abbiamo avuto modo di incontrare in occasione della celebrazione a Milano del Centenario e che, da subito, si è mostrata interessata ed entusiasta a presentare questo volume nel paese dove è nato il nostro concittadino Angelo Motta, l’inventore del panettone come lo gustiamo oggi».
IL RICORDO DEI GESSATESI
Tanti tra i presenti che lo hanno conosciuto di persona e che lo hanno ricordato. Stella Barzaghi, classe 1941, alunna della maestra Luisa Bigatti, ha delineato la sua bontà: «Eravamo in quarta elementare e la nostra insegnante chiese un panettone al signor Angelo Motta come premio natalizio per le nostre “amiche di penna” che abitavano a Roma. Ebbene, ne preparò uno che pesava 10 kg e ci rese enormemente felici!».
Emidio Colombo, classe 1937, ha rimarcato: «In piazza San Pietro in Gessate a Milano si ritrovavano tutti i gessatesi che lavoravano in città. Io ci andavo con mio zio e lì ho incontrato Angelo Motta, già affermato e conosciuto, che si è sempre dimostrato affabile e educato e infatti passava a salutare i compaesani, nonostante fosse già molto impegnato».
Un aneddoto corale lo poi ricordato come benefattore: «Eravamo negli anni 50’ e Angelo Motta consegnava ai bambini dell’asilo i panettoncini per il Santo Natale. Segno tangibile di un attaccamento alla sua comunità e delle umili radici che lo hanno reso grande».
Augusta Brambilla