Si prospetta un grande successo il romanzo Giallo in alto mare (ed. Etabeta), steso a quattordici mani da sette busseresi e una gessatese: Marta Gusti, Patrizia Marchi, Gianfranco Migliarotti, Graziella Porta, Marilena Pozzi, Valentina Russo e Marzia Solbiati. L’opera, presentata per la prima volta a Bussero in occasione di Bibliobrunch, è nata dalle ultime edizioni dei corsi di scrittura creativa tenuti da Lello Gurrado e Sergio Meda.
«È stata una sfida narrante impegnativa e avvincente per un gruppo che, oltre a possedere grande intelligenza e spiccata personalità, ha avuto il privilegio di conoscere il valore dell’amicizia, che ha permesso loro di cementare le basi di un rapporto fatto di reciproca stima e rispetto» hanno dichiarato Lello Gurrado e Sergio Meda.
GIALLO IN ALTO MARE: IL ROMANZO
A bordo della Vesuvio, la lussuosa nave da crociera che solca le acque del Golfo del Leone, si è consumato un delitto efferato che ha trasformato la vacanza dei croceristi da un indimenticabile sogno a uno dei peggiori incubi. Ognuno dei sette ha dato vita a un personaggio con spessore e carattere, al quale ha donato un po’ di sé e della propria fantasia e nel quale riconoscersi e appassionarsi: il medico di bordo Ambrogio Ghiringhelli, la commissaria Paola Corradini, la professoressa Francesca Prisco, la granitica Annalisa, la pittrice Nari Buppa Dyanphen Marisco, il commercialista Antonio Sapone, l’assistente di coperta Carmine Gargiulo detto Risma.
«UN’ESPERIENZA STIMOLANTE QUANTO FATICOSA»
«È stata un’esperienza interessante, stimolante ma anche faticosa e, a tratti, competitiva che, però, ci ha aiutati a smussare il carattere, a oltrepassare i limiti, a buttare il cuore oltre l’ostacolo, a sfidare i pregiudizi e a superare gli egoismi.
– hanno dichiarato i sette scrittori -. Con passione, amore, impegno e dedizione abbiamo dato vita a un romanzo ricco di colpi di scena e suspense. Un ringraziamento ai nostri mentori, Lello e Sergio, che egregiamente ci hanno accompagnato e supportato in questo percorso.»
Per Gianfranco, la voce maschile, «è stata una dolce battaglia di nervi dalla quale ho imparato due cose fondamentali: ascoltare e correggere. Mi sono reso conto di quanto sia importante scegliere la parola giusta e che questo può essere un insegnamento per la vita di tutti i giorni»; Patrizia, la neofita, «grazie a questa opportunità ho potuto sfidarmi e superare le mie incertezze: un vissuto terapeutico»; Marilena, l’anticonformista, «il libro come una ricetta in cui tutti gli ingredienti non li pesi allo stesso modo: ognuno ha il proprio talento e la propria bravura. Non si scrive da soli, è uno sport di squadra, che mi ha aiutata a contenere l’ego e accettare le critiche»; Graziella, la veterana, «ci ha fatto crescere a livello personale, siamo tutte persone valide e abbiamo imparato reciprocamente nel segno di un’amicizia che si è man mano consolidata»; Valentina, l’esuberante, «ho scoperto di possedere una passione sanguigna per la scrittura, di voler sperimentare sempre, di confrontarmi in maniera costruttiva. Mi ha insegnato a essere altruista: il bene del libro sopra ogni cosa!»; Marta, la bionda, «ho scoperto il dono della pazienza e che compiere un passo indietro, talvolta, ha un ruolo importante nel risultato finale. Vedere un sogno realizzarsi è un bel risultato e un traguardo che dona soddisfazione», Marzia, la timida, «mi ha insegnato a non avere paura nell’ esprimere ciò che penso, grazie anche al fatto che l’ho condiviso in un gruppo costruttivo che non è mai stato giudicante».
Scrivere un romanzo corale è stata un’avventura a lieto fine, che gli autori hanno riassunto come «entusiasmante, formativa, indimenticabile, meravigliosa, emblematica, costruttiva e sfidante».
Una parte dei proventi dalla vendita del libro andrà in beneficenza. «Siamo stati tutti subito concordi per questa progettualità. Siccome abbiamo realizzato un sogno, vorremmo dare una mano a qualcun altro a realizzare il suo».
Augusta Brambilla