Il 3 settembre di trent’anni fa moriva in un tragico incidente d’auto Gaetano Scirea, fuoriclasse juventino e campione del mondo con la Nazionale Italiana nel 1982.
Considerato da molti come uno dei più grandi di sempre nel suo ruolo – quello di libero -, Scirea si è conquistato un posto nell’olimpo del calcio italiano non solo per le sue doti calcistiche, ma anche per la correttezza e la sportività, che lo hanno sempre contraddistinto dentro e fuori dal campo.
UNA CARRIERA DA CAMPIONE
Nato e cresciuto a Cernusco sul Naviglio, Scirea esordì all’età di 10 anni nella squadra di calcio a sette della “Serenissima” di Cinisello. Durante quegli anni, il piccolo Gaetano riuscì a farsi notare da uno dei dirigenti, che nel 1967 lo portò alle giovanili dell’Atalanta, la stessa squadra con cui cinque anni dopo avrebbe fatto il suo esordio in Serie A.
Anche dopo il suo ingresso nel calcio professionistico, per alcuni anni Scirea continuò ad alternare gli allenamenti a Bergamo con il lavoro da tornitore presso l’officina di suo zio a Cernusco sul Naviglio.
Nell’estate del ’74, il “Gai” fu acquistato dalla Juventus, dove già alla sua prima stagione disputò 28 delle 30 partite totali e negli anni successivi contribuì alla vittoria di 7 Scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Uefa e 1 Coppa dei Campioni.
Nei suoi anni a Torino, insieme a Zoff, Gentile e Cabrini, Gaetano Scirea formò una delle linee difensive più impenetrabili del calcio italiano e ai Mondiali del 1982, con la maglia azzurra, divenne anche Campione del Mondo.
IL RICORDO DELLA SUA CITTÀ
Tra coloro che oggi hanno voluto ricordare l’anniversario della morte di Scirea c’è anche Ermanno Zacchetti, sindaco di Cernusco sul Naviglio, città dove Scirea è nato e ha vissuto per buona parte della sua vita.
«Sono passati 30 anni dal giorno in cui Gaetano Scirea perse la vita in un incidente stradale – ha scritto il primo cittadino su Facebook – e proprio nei prossimi giorni verranno assegnati i lavori di ristrutturazione dello stadio comunale di Cernusco sul Naviglio che ne porta il nome».
«Un luogo – ha aggiunto – dove riscoprire la storia non solo sportiva di un grande uomo e di un altrettanto grande campione, amato dai suoi tifosi e rispettato da quelli avversari».