Baby gang in martesana: il bullismo ai tempi dei social network

Riprese pubblicate da parte dei bulli ma anche nomi e cognomi di minori condivisi da cittadini preoccupati: questo utilizzo dei social è più utile o dannoso?

categories="13381,12868,6030,12964,9217,13794,12762,12863,12742,12741,12743,12862,12744,12746,12745,12747,12748,12865,12866,12799,12749,12763,12750,12864,12751,12867,12752,6546,16899,12965,6542,3,12980,210,17281,17282,17283,17284,12962,6126,13798,12981,287,1,12966,12961,12976,2916,5857,9608,12505,14138,14139,13781,6544,13496,7153,6534,5184,12977,6031,9215,6523,10994,6522,1545,6421,10995,10993,13198,361,13290,12821,12800,6062,8672,16701,16702,16703,6,5856,12959,9216,9218,27,101,14566,13209,6511,12963,12816,427" random="1" limit="1"]

Abbiamo parlato pochi giorni fa dei sempre più numerosi episodi di violenza e bullismo nelle città del territorio a opera di giovani, spesso adolescenti, che forti di avere il gruppo alle proprie spalle trascorrono le loro giornate rubando, spaventando e malmenando ragazzini e adulti.

Continua il nostro racconto di questi spiacevoli episodi in martesana: a essere colpite sono Cernusco, Pioltello, Cassina, Pessano e – a giudicare da alcune segnalazioni arrivate alla redazione da parte dei cittadini – anche Carugate.

VIOLAZIONE DELLA PRIVACY O DENUNCIA NECESSARIA?

Un fenomeno non certo nuovo, ma che sembra si stia riacutizzando: a darne visibilità sono spesso anche i social network, utilizzati sia dagli stessi delinquenti per condividere le proprie “attività” e mostrarle al grande pubblico, sia, come accaduto recentemente, dai cittadini preoccupati per la sicurezza dei propri figli e indignati per il comportamento diseducativo di questi giovani.

A farne le spese, spesso, la privacy, con nomi, cognomi e descrizioni di minori condivise su pagine pubbliche cittadine, nel tentativo di portare a conoscenza di tutti il fenomeno e di circoscriverlo. Un comportamento che può sì allertare le famiglie, ma che potrebbe, potenzialmente, anche mettere in cattiva luce minori erroneamente associati a eventi delinquenziali.

IL CASO A CERNUSCO

L’ultimo episodio di questo genere è avvenuto su un gruppo Facebook di Cernusco, dove quello che si è presentato come un genitore ha reso pubblici – in una lunga nota – nomi e cognomi di una decina di ragazzini amici del figlio, colpevoli – secondo quanto affermato dallo stesso – di aver incendiato dei cestini presso il Parco degli Alpini e di traffico di droga, con indicazioni precise su chi è solito portarla con sé e in quali quantità.

Nella stessa nota viene sottolineato come gli stessi minori siano soliti mostrarsi soddisfatti delle loro imprese, condividendo su Instagram i video delle loro azioni, tra cui compaiono il danneggiamento di cestini e pali della luce, il lancio degli stessi nel Naviglio e l’occupazione di piscine pubbliche in orario notturno.

I RISCHI DEL WEB

L’identità dell’autore del post non è chiara, e questo porta a domandarsi se uno strumento come il web, dove chiunque ha la possibilità di celarsi dietro un profilo – fingendo anche, talvolta, un’identità diversa dalla propria – possa essere utilizzato per la diffusione di contenuti così delicati.

Un comportamento sicuramente frutto dell’esasperazione quello della condivisione di dati sensibili sui social: per quanto riguarda la verifica dei fatti saranno le Forze dell’Ordine a doversene occupare, per evitare che sfocino in altrettanti episodi di violenza – che sia per le strade o proprio sul web.