L’urlo del 68: la mostra a Segrate per celebrare i cinquant’anni

Dal 16 novembre fino al 10 dicembre, presso il Centro Verdi rivivranno gli anni delle contestazioni giovanili

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Sono passati ormai cinquant’anni dal 1968, anno che ha segnato un’epoca. Segrate celebra questo importante anniversario da venerdì 16 novembre fino a domenica 10 dicembre, presentando – al Centro Verdi di via XXV Aprile – la mostra L’urlo del ’68. Tra storia, arte e musica, una produzione della Fondazione Creberg, che ripercorre i temi, i suoni e i colori del 1968.

L’INAUGURAZIONE

L’esposizione, curata da Riccardo Bertoncelli e Angelo Piazzoli – segretario generale della Fondazione – verrà inaugurata venerdì 16 alle ore 18.

La musica non è stata una colonna sonora per il ’68, ma ne è stata parte principe, per certi aspetti fondativa, veicolo di contenuti e di appartenenza, luogo di libera espressione e di confronto generazionale. – ha affermato l’assessore alla Cultura Gianluca Poldi – Per questo la mostra-racconto che presentiamo è significativa e non banale, e complementa le attività messe in campo per questo cinquantenario dalla nostra Città, tra mostre e incontri. È, per noi, una mostra-ponte tra l’immaginario della Pop art rappresentato dalla mostra in corso su Silvio Pasotti e prima da alcune opere delle collezioni della Permanente esposte a maggio, e la mostra sul 1968 dei Beatles, grande emblema della fertilità creativa di un periodo, che inaugurerà il 5 dicembre“.

LA MOSTRA

Venticinque pannelli – con testi redatti da Riccardo Bertoncelli, giornalista, critico musicale di rilievo internazionale e conduttore radiofonico italiano – in cui, oltre a una breve excursus cronologico sui principali accadimenti dell’anno, viene presentato un preciso percorso attraverso la storia della musica del periodo.
A corredo dell’evento sarà a disposizione gratuita dei visitatori un catalogo a colori, curato per la sezione storico-musicale da Riccardo Bertoncelli (a completamento della mostra è fruibile una playlist di pezzi d’epoca, scaricabile gratuitamente da Spotify) e per la parte artistica da Angelo Piazzoli con testo critico di Paola Silvia Ubiali.

Sono davvero tantissimi – ha evidenziato Riccardo Bertoncelligli interventi sul 1968 che stanno diluviando su esperti e curiosi in questo scorcio di anno. Interventi originali, intelligenti ma anche molti luoghi comuni: e l’abituale confusione tra il 1968 cronologico e il Sessantotto cosiddetto, quel movimento, quella idea di nuovo iniziata ben prima del 1968 reale e proseguita ben dopo, nei molto diversi anni ’70. Noi abbiamo voluto concentrarci sul 1968 reale e, appunto, cronologico; dove accadono straordinarie vicende che innovano profondamente la società ma si palesano anche dubbi, incertezze, frenate, con reazioni a volte all’opposto. È infatti un anno ricco anche di contraddizioni, un potente chiaroscuro; e a dirla tutta, forse l’anno più fragile tra quelli che hanno modellato il rock, la canzone d’autore, il blues, il jazz nella seconda metà degli anni ’60. Mettendo i tasselli al posto giusto, alla luce della storia, forse qualche visitatore si stupirà”.

Un articolato percorso disegnato da uno dei massimi esperti sul tema, Riccardo Bertoncelli, che consente un avvincente excursus letterario sul mondo della musica intrecciato a una breve sintesi cronologica delle vicende storiche, costituendo una opportunità di rievocazione di temi che diedero il via alla contestazione negli anni Sessanta con le sue peculiarità e contraddizioni” ha poi spiegato Angelo Piazzoli.

Ci stiamo occupando del Sessantotto, cinquant’anni dopo, con questa mostra e una serie di eventi non per un intento celebrativo o di amarcord – ha infine con concluso il sindaco Paolo Micheli – ma perché parte della fase storica che stiamo vivendo trae le sue origini dai sommovimenti che si registrarono in quel periodo e modificarono costumi, linguaggio, stili di vita, rapporto tra i generi. E quindi per leggere in controluce la nostra attualità, dominata da un ampio disinteresse anche dei giovani rispetto alla ‘cosa pubblica’, come mancassero spinte ideali. Ma esistono anche cittadini impegnati nel costruire un oggi e un domani migliori, esistono fortunatamente ancora un senso civico e un ampio lavoro educativo e amministrativo nel segno del rispetto e dell’ascolto. Le contraddizioni di oggi sono anche spesso le contraddizioni di ieri”.