BRUGHERIO
TORNA L’EVENTO “OCCHIATE” AL VECCHIO MULINO

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Oche in pole position con musica, giochi, balli sull’aia e polenta con salamelle all’ombra del vecchio mulino Ben. Tutto questo accade a Brugherio nell’evento ‘Occhiate’ che si tiene dal 15 al 17 settembre.  

Allineate al nastro di partenza, le oche pronte a darsi battaglia al ‘gran premio’  saranno le protagoniste indiscusse nel pomeriggio di domenica 17 settembre, in occasione della festa in cascina Occhiate, famosa per il vecchio mulino, da oltre 1200 anni luogo di incontro di storia e cultura.

‘Il palio di uchèt’, alla sua 39esima edizione, è una manifestazione pensata da papà Anselmo Peraboni e dal figlio Luigi, ma che ai giorni nostri prosegue grazie all’impegno di familiari ed amici.

Il programma prevede per venerdì 15 settembre, alle ore 20.30, l’apertura con una funzione religiosa e una fiaccolata a cui seguirà una parte più profana, la ‘Occhiate grill & music’, con musica dal vivo, birra alla spina, patatine e salamelle.

Sabato 16 si riparte alle ore 19.00, con ‘pulenta pucia e salamèt’ e, dalle ore 20.30 con musica, balli e divertimento.

Ancora più ricco il programma di domenica 17 con un pranzo in cascina alle 12.30. Successivamente alle ore 16.00 ci sarà il ‘Palio di uchèt per tut i bagaii e i tusanèt‘, il palio delle oche per tutti i ragazzi e le ragazze e a seguire la  festa dei bambini con il luna park delle meraviglie. Alle ore 19.00, sarà la volta della cena con ‘pulenta pucia e salamèt’ e per finire dalle ore  20.30 musica e balli in compagnia di Michele e la sua allegria.

Durante tutto il pomeriggio truccabimbi, palloncini ed intrattenimento a sorpresa.

Il ricavato della festa sarà devoluto in beneficenza alle associazioni di volontariato operanti sul territorio.

IL VECCHIO MULINO

La storia menziona la medioevale Octavum, nome derivante dalla sua posizione all’ottavo miglio della strada che da Milano conduceva a Monza, che un tempo era zona di caccia. E proprio i cacciatori, per evitare che qualcuno abitasse abusivamente la cascina, dovevano dare delle “occhiate”. Conosciuta anche come l’ospizio dell’ottavo miglio perché i monaci di Sant’Ambrogio la diedero in gestione ai contadini del mulino con l’impegno di farne un ospedale per i poveri e i pellegrini. Inoltre, è famosa anche per il suo molino da grano ad acqua, tuttora funzionante, che utilizza le acque della roggia Molinara (o Mornera) derivante dal fiume Lambro.

FRANCA ANDREONI