GORGONZOLA
MONICA CAUDANA PREMIATA AL CONCORSO LINGUA MADRE DEL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2017

categories="13381,12868,6030,12964,9217,13794,12762,12863,12742,12741,12743,12862,12744,12746,12745,12747,12748,12865,12866,12799,12749,12763,12750,12864,12751,12867,12752,6546,16899,12965,6542,3,12980,210,17281,17282,17283,17284,12962,6126,13798,12981,287,1,12966,12961,12976,2916,5857,9608,12505,14138,14139,13781,6544,13496,7153,6534,5184,12977,6031,9215,6523,10994,6522,1545,6421,10995,10993,13198,361,13290,12821,12800,6062,8672,16701,16702,16703,6,5856,12959,9216,9218,27,101,14566,13209,6511,12963,12816,427" random="1" limit="1"]

Mamma, Elena mi ha detto che non posso giocare con loro perché io sono di un altro paese”, così inizia il racconto “Gli Incas vivono in Perù” di Monica Caudana, nata nel 1978 a Còrdoba, in Argentina, e residente a Gorgonzola dal 2005.

Un accento un po’ marcato, un dettaglio qualsiasi che rimanda ad un Paese lontano: è questo che il concorso letterario Lingua Madre premia ed è questo che in Italia ancora oggi, purtroppo, crea discriminazione. Ma è anche quello che l’autrice gorgonzolese narra nel suo racconto, che lunedì 22 maggio presso il Lingotto Fiere di Torino ha ottenuto il Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana all’interno della dodicesima edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, dedicato alle donne straniere residenti in Italia.

Il concorso, nato nel 2005 su progetto di Daniela Finocchi, giornalista che da sempre si interessa di tematiche riguardanti la sfera femminile, è il primo a dedicarsi totalmente alle donne straniere, siano esse di prima, seconda o terza generazione, che siano residenti in Italia e che utilizzino la lingua italiana, dando loro l’opportunità di far sentire la propria voce anche in contesti in cui purtroppo spesso vengono discriminate, sia in quanto donne che in quanto straniere.
Il progetto ha l’appoggio della Regione Piemonte e del prestigioso Salone Internazionale del Libro di Torino, che lo hanno reso permanente sotto gli auspici del Centro per il Libro e la Lettura, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, di Pubblicità Progresso Fondazione per la comunicazione sociale e di We Women for Expo.

Punto forte del bando è la collaborazione fra donne italiane e straniere: la cooperazione permette infatti alle prime di aiutare le ultime nel caso l’utilizzo dell’italiano scritto presenti delle difficoltà, incoraggiando gli intrecci relazionali tra diverse culture.

L’autrice ha ricevuto il premio in presenza non solo della propria famiglia ma anche del sindaco Angelo Stucchi e del presidente del Consiglio comunale Osvaldo Vallese, che l’hanno accompagnata a Torino.

La storia di Monica è il racconto di un confronto quotidiano con una cultura differente dalla propria, che nel mondo dei più piccoli, si trasforma spesso in scontro a causa degli adulti.

Un luogo che dovrebbe essere inclusivo e aperto a tutte/i, come quello della scuola – riporta la motivazione del Premio – diviene invece spazio di incomprensioni, esclusione, pregiudizi: ad esserne causa, il mondo degli adulti, della diffidenza e degli stereotipi sociali e culturali. Una storia che racconta i percorsi lenti e difficili delle molte famiglie, persone, identità che ogni giorno resistono e tentano di sentirsi parte di un luogo, di riconoscersi ed essere riconosciute. La speranza, l’orgoglio, il rispetto per l’altro/a in netto contrasto con la paura e i conflitti che questa genera sono elementi altrettanto potenti del testo, che si conclude con un messaggio di amore e di responsabilità verso sé stessi e il mondo, dono di una madre alla sua bambina

Un vero dono d’amore alla propria figlia, infatti è così che l’incipit del racconto prosegue: “Tu amore, tu che sei italianissima e bella come il sole. Che hai un vocabolario ricco di parole difficili perché andiamo spesso in biblioteca. Tu che non parli la mia lingua madre perché non uso lo spagnolo per non crearti confusione. Tu non puoi giocare con le altre bambine soltanto perché sei mia figlia. Perché un adulto avrà sentito il mio accento argentino, che non sono riuscita ad ammortizzare dopo dodici anni di residenza in Italia”.
Un meritato premio che rende orgogliosa la città.