A nominare la Darsena di Milano, oggi si pensa subito alla bellezza degli spazi nuovi allestiti per le passeggiate domenicali e le belle giornate di primavera ed estate, o ai riflessi dorati delle decorazioni di Natale sulla superfice dell’acqua finalmente tornata pulita. C’è stato un tempo però, dove in questo luogo arrivavano barconi carichi di sabbia e ghiaia provenienti dalla cava di Castelletto Ticino; Porta Genova era luogo di scarico delle merci, luogo di lavoro duro, pesante, lontano dalla movida che lo caratterizza oggi.
In occasione della festa del lavoro, al Centro Santa Maria al Castello – Fondazione Don Gnocchi di Pessano, verrà allestita a partire da domani 29 aprile alle ore 10.00 e sino al 7 maggio, una particolarissima mostra fotografica dedicata proprio ad uno degli ultimi viaggi di quei barconi e dei barcaioli che solcavano il Naviglio Pavese trasportando carichi di sabbia e sassi. Un pezzo di memoria che è dono di Silvestre Loconsolo, classe 1921, uno degli 87 ospiti della struttura di Pessano, che negli ultimi mesi ha affondato le mani nel passato rintracciando suoi scatti di fine anni “70, quando decise di occuparsi di lavoratori, di condizioni di lavoro e di lotte sindacali, documentandole con la sua macchina fotografica, passione vera nata “a quattordici anni, quando facevo il garzone nella fabbrica della Koriscka in via Ampere 45 a Milano” racconta l’uomo.
Lui, attivista del sindacato, in un giorno di luglio seguì sin dalle 3.00 del mattino il barcaiolo Ermanno Fiore di Cuggiono, lo osservò lavorare in silenzio tutto il giorno trasportando carichi pesantissimi sulla barca che lenta navigava il Naviglio: “Eravamo scottati dal sole –racconta ancora– Durante il viaggio ci scambiammo pochissime parole, le sole necessarie per seguire quel faticoso lavoro. Alla fine della giornata, giunti in Darsena, ci scambiammo una calorosa stretta di mano paghi di aver compiuto entrambi il nostro compito, che è oggi presentato dopo 39 anni in questa mostra”.
Dunque una piccola esposizione che offre ai visitatori un salto indietro nel tempo e anche una riflessione sul mondo del lavoro oggi e sul ruolo del sindacato, cose sulle quali il quasi 96enne originario della provincia di Foggia, ha le idee chiare: “Se allora il primo maggio era festa che ricordava conquiste importanti come le 8 ore lavorative, anche oggi ha un’importanza fondamentale, perché ci sono ragioni valide per rivendicare uguaglianza sul posto di lavoro, come nel caso delle donne che ancora guadagnano meno degli uomini a parità di mansioni”. Così ha lucidamente spiegato Loconsolo, che sui sindacati oggi tanto discussi, dice: “Se non aprono la loro visione del mondo del lavoro, vanno incontro al fallimento”.
Questa mostra resta però un esempio di quanto sia prezioso il lavoro svolto all’interno del Don Gnocchi per valorizzare le peculiarità, i punti di forza e le passioni degli ospiti per metterle a disposizione dei visitatori. E’ un lavoro coordinato e sinergico che ha visto centrale l’impegno della parte animativo-educativa della struttura. In questo caso l’anziano ospite ha lavorato a lungo con l’educatrice Federica per recuperare questo patrimonio. “Abbiamo lanciato una sfida al Signor Loconsolo, per mettere in gioco abilità e competenze, e lui ha accolto bene la proposta –ha spiegato l’educatrice- Le sue esperienze come curatore di mostre e fotografo e la mia mediazione per la parte tecnica, pedagogica e burocratica, hanno lavorato in parallelo per settimane, e tra una litigata e l’altra con la connessione internet, abbiamo anche affinato le sue abilità con il pc. In futuro di sicuro potremo ripetere lo stesso format con altri ospiti per altre occasioni”
Un’iniziativa lodevole dunque, che mostra il volto attivo e utile che le persone con una lunga vita ed esperienza alle spalle possono consegnare ad una città e alla gente, grazie anche al lavoro che si compie nelle strutture che le ospitano.