L’ assessora Dania Perego ha spiegato inequivocabilmente le ragioni di una scelta che porterà alla chiusura della Scuola d’Italiano per Stranieri e del Centro Donne (foto di copertina). I servizi offerti dalle due realtà, aveva spiegato Perego, possono essere dirottati su associazioni colognesi che offrono stesse opportunità, garantendo al comune un risparmio di 40.000 euro l’anno.
Fine della storia quindi ? Di quella della Scuola probamente sì, ma non per la polemica insorta a seguito della notizia. Un gruppo di cittadini si mobilitato per opporsi a questa scelta, sui social la polemica è rimbalzata come accade spesso con un effetto di risonanza immediato, e l’assessora ha pensato di rendere noti alcuni dati a sostegno della sua scelta.
“120.000 euro in tre anni sono davvero tanti da investire per un servizio che negli ultimi anni ha visto un calo di iscrizioni di circa 30 utenti per la scuola e di circa una ventina per il centro donne, e attualmente sono solo 149 i fruitori, 42 le donne e 107 i corsisti -ha spiegato Perego– Tutto questo per servizi che si svolgono due volte alla settimana come nel caso dei corsi di lingua, e due mezze giornate se ci riferiamo al centro donne”. La linea dunque è ribadita: dirottare i servizi ad altre realtà cittadine, e non perseverare in attività riservate ad una “nicchia di utenti“, come si legge nel comunicato.
L’assessora si concentrerà dunque sulle attività di mediazione culturale nelle scuole, base da cui vuole ripartire con fondi che, a suo avviso, sono stati sottratti a progetti scolastici in questi poiché finalizzati a percorsi per un’utenza ristretta. “Restiamo perplessi –prosegue Dania Perego- davanti all’utilizzo di chi è in difficoltà come fonte di guadagno e soprattutto siamo contrari alla creazione di ghetti o di ambienti “privilegiati” solo per alcuni. L’integrazione si costruisce sul campo: direttamente nella scuola, con il coinvolgimento delle associazioni locali e con servizi comunali che siano veramente rivolti a tutti”.
Dal fronte della scuola è Costanza Bargellini, responsabile, a commentare: “La scuola e il centro non sono un ghetto nè un ambiente privilegiato. La scuola superiore è un ghetto dei ragazzi? Villa Citterio è un ghetto degli anziani? Gli asili nido sono un ghetto dei neonati? Il Cento Sirio è un ghetto dei giovani? Il CPS è un ghetto dei disabili? Il Consultorio è un ghetto delle donne? -ha spiegato- Siamo d’accordo che si debba partire dalle scuole, e infatti negli anni abbiamo realizzato moltissimi percorsi in collaborazione con le scuole e con gli enti de territorio, ma anche accompagnamenti ai servizi, scuole incluse, con la presenza dell’operatrice-mediatrice. Non è solo con la mediazione culturale che si costruisce l’integrazione”.
L’investimento economico è parso da subito solo una delle leve che hanno convinto la giunta a propendere per la chiusura dei centri, non la sola ma di sicuro una rilevante. Eppure parrebbe che il CPIA di Cinisello sarebbe stato disponibile a finanziare il proseguo dell’attività scolastica almeno fino al termine della primavera 2018. Su questa cosa Dania Perego è categorica: “Smentiamo questa notizia. nessun fondo in arrivo per il comune dalla sottoscrizione del protocollo. L’amministrazione sarebbe tenuta a garantire i locali per le attività assumendosi tutti i costi vivi oltre a quelli di manutenzione”.
Sulla vicenda ha preso posizione anche il primo cittadino Angelo Rocchi: “Se i servizi in passato hanno ben funzionato ad oggi i numeri parlano chiaro: le iscrizioni sono in calo e altre realtà si occupano di fornire questi servizi. L’importo previsto è comunque confermato in bilancio per attività che riguardano sempre l’integrazione, ma gestita istituzionalmente nelle scuole su cui questa amministrazione comunale sta puntando molto. Vorrei confrontare coloro che sono preoccupati della chiusura del servizio confermando che la nostra nuova iniziativa sulla mediazione culturale riscontra già l’apprezzamento di tutto il mondo della scuola.”
Che ci siano sul territorio colognese numerose associazioni in grado di offrire sostegno ai migranti e agli stranieri, anche con corsi d’italiano, è chiaro anche alle insegnanti della scuola in procinto di chiudere, che però resta l’unica autorizzata a rilasciare un attestato necessario per il rinnovo dei permessi di soggiorno. “Benvenga il lavoro prezioso e seriamente professionale dello Sportello delle Acli. Li stimiamo molto. Ma dire che i due servizi possono chiudere perchè tanto esiste lo sportello, è come dire che Erbavoglio, servizio per mamme e bambini, e la scuola superiore di Cologno possono chiudere perchè tanto esiste l’URP”. Queste le parole di Costanza Bargellini, che in ultimo ha voluto chiarire la mole del lavoro svolto con gli iscritti al corso di lingua: “Ad oggi la nostra proposta formativa prevede tre corsi in contemporanea alla scuola, il lunedì e il mercoledì pomeriggio, e tre corsi in contemporanea anche il martedì e il giovedì sera“.
Dunque il confronto è aspro, ma il corso degli venti non pare cambierà nonostante il dibattito ora sia aperto.