Nella tragica notte di venerdì 13 novembre a Parigi, anche una parte dell’amministrazione comunale cernuschese era presente nella Ville Lumière. Si tratta di Silvia Ghezzi, Assessore alle Politiche Sociali e Famiglia. L’abbiamo incontrata di recente, e ci ha raccontato come ha vissuto quei momenti concitati, passati proprio nel quartiere più colpito dagli attentati, quello tra Place de la République e Place de la Bastille.
Dove vi trovavate la sera degli attentati?
Io e mio marito eravamo fuori a cena in una zona non lontana da Place de la Bastille. Verso le 21.30 abbiamo deciso di ritornare in hotel facendo una passeggiata lungo la città; vedevamo parecchie auto della polizia che iniziavano a sfrecciare a sirene spiegate nella nostra stessa direzione, ma mai avremmo pensato a una serie di attentati di questo tipo. Più camminavamo e più le auto delle forze dell’ordine, le ambulanze e le sirene si facevano incessanti fino a che non abbiamo incontrato un vero e proprio posto di blocco dove ci è stato urlato di allontanarci immediatamente dalla zona. Abbiamo iniziato a correre via e ci siamo rifugiati in un bar: solo a quel punto abbiamo iniziato a capire che ci trovavamo a poche centinaia di metri dal Bataclan, il locale dove c’è stato il massacro più grande. Abbiamo passato molte ore chiusi nel bar a guardare i notiziari e a rispondere a tutti i messaggi che nel frattempo ci arrivavano dall’Italia, solo in tarda notte siamo riusciti a tornare in albergo.
Com’è stato il giorno dopo la tragedia ? Come si è svegliata la città ?
Inizialmente eravamo indecisi se uscire dall’albergo la mattina dopo, ma abbiamo deciso di farci coraggio e iniziare a passeggiare. E questo tipo di pensiero devono averlo avuto anche molti altri turisti e parigini stessi che, il giorno dopo, abbiamo trovato per strada con noi. Ci siamo recati sui luoghi delle stragi ripercorrendo a ritroso la strada percorsa la sera prima per riuscire a capire, grazie alla luce del sole, quanto avessimo rischiato di esserci trovati in uno di quegli attacchi. Davanti ai locali colpiti c’era già chi portava un fiore o un pensiero mentre tutto intorno sembrava di vivere in una città in bilico tra angoscia e normalità.
Cosa le resterà impresso come immagine che l’ha colpita profondamente ?
Mentre eravamo nel bar e sentivamo le notizie alla tv è entrata una signora vestita con una divisa della protezione civile francese. Questa donna era una psicologa e dietro di lei vi era un gruppetto di 4/5 ragazzi che, con le maglie insanguinate, la seguivano. Questi ragazzi erano appena scappati dagli orrori del Bataclan; nei loro occhi vi era ancora il terrore per quello che avevano dovuto vedere. Come quei ragazzi ricorderanno per sempre quella maledetta sera, io non mi scorderò facilmente di quelle facce che avevano visto la morte in faccia.
Ormai il 13 novembre è consegnato ai libri di storia come uno dei colpi al cuore della società occidentale. Ma al di là di ciò che ricorderanno gli speciale televisivi e giornalistici nel corso degli anniversari futuri di questa strage, ciò che Silvia Ghezzi ci ha raccontato e non riuscirà a dimenticare, resterà per sempre come patrimonio di un’esperienza in grado di cambiare una vita.
MATTEO OCCHIPINTI