Questa torrida estate sarà ricordata soprattutto come “l’estate degli ultimi“, anche per la morte di alcuni braccianti nelle campagne pugliesi, con le conseguenti dichiarazioni del Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina che ha parlato del caporalato come di una “piaga inaccettabile” da combattere come la mafia. Proprio di ieri è la notizia della morte del bracciante di Metaponto in coma da un mese dopo essere stato colto da malore mentre lavorava nei campi di viti.
Il sindaco di Gorgonzola, Angelo Stucchi, ha preso carta e penna e ha inviato una lettera aperta al Ministro, chiedendogli con forza un intervento concreto in questa lotta, per un lavoro dignitoso nei campi. Al centro della sua “missiva” la costituzione della rete del lavoro agricolo di qualità nel suo comune, primo passo per contrastare la piaga del lavoro nero, sommerso e illegale.
“Mi rivolgo a Lei dopo le morti nelle campagne del sud Italia dei braccianti Paola Clemente, Ben Hasine Zakaria e del sudanese Mohamed -scrive Stucchi- nel mio ruolo di Sindaco di Gorgonzola, paese di origine contadina, ora città, alle porte di Milano. Siamo orgogliosi di questa nostra origine tanto da organizzare tra poche settimane una Sagra e a novembre una Fiera per raccontare la campagna, i suoi prodotti, la sua bellezza, le nostre tradizioni, il nostro formaggio. Le notizie di queste morti non ci hanno lasciato indifferenti perché la terra, la sua custodia, la fatica del coltivarla è parte di noi ‘cittadini metropolitani’.”
Una lettera dunque che parte dal non dimenticare ciò che si è stati, per non pensare che queste morti siano affare lontano da noi, per ricordare che anche qui la tradizione agricola è fortissima e ancora c’è lavoro nei campi, in Lombardia in generale, ma anche nelle nostre piccole città.
“Morire di lavoro nei campi e lavorare a due euro l´ora è inaccettabile -prosegue Stucchi- come pure il caporalato che schiavizza per interessi economici uomini e donne. Conosco il suo impegno per tutelare agricoltori, allevatori e per sviluppare politiche che favoriscano investimenti nell´agricoltura, ma questo sembra non bastare davanti all´indifferenza di un mercato che chiede prezzi sempre più bassi, spesso sotto i costi di produzione, e che per raggiungere il suo obiettivo lascia spazio alla criminalità organizzata che mortifica, uccide.
Nel rispetto del suo ruolo e con un po´ di arroganza Le chiedo di intervenire con ancora più forza nella lotta al caporalato e per un lavoro dignitoso nei campi. Da amministratore so che non è facile, ma continui nonostante l´indifferenza e le tardive denunce in questo suo impegno per un’ agricoltura buona. Non si senta solo, ci senta vicini, senta vicino chi oggi non è più contadino ma non ha dimenticato le sue origini.
È per questa appartenenza che nel nostro piccolo incominceremo con un semplice gesto; quello di promuovere nel nostro territorio la ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’, da lei fortemente voluta per salvaguardare la vita di tante lavoratrici e tanti lavoratori che nei campi devono poter vivere con piena dignità la propria esistenza. È la nostra storia e la responsabilità che comporta a ci chiederci questo impegno”.
Nel frattempo, a livello nazionale il Ministro Martina ha convocato un vertice sul caporalato con il suo collega del Lavoro Giuliano Poletti e rappresentanti di governo, imprese, sindacati e Inps, la cabina di regia della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità costituita con il provvedimento “Campo Libero” nel 2014, per sviluppare e rafforzare, con un piano organico, azioni di contrasto contro il caporalato, compresa anche la messa a punto di una legge per la confisca dei beni alle imprese coinvolte in questo fenomeno.
FRANCA ANDREONI