La nuova partenza verso il tetto del mondo del prossimo 6 aprile, avrebbe dovuto portare Annalisa Fioretti sull’ Everest e sul Lhotse, ma per la precoce e ingiustificata battuta in ritirata di uno sponsor, la destinazione sarà solo la seconda, quella 4° vetta più alta della terra, che la pneumologia e alpinista carugatese, aveva sfiorato e poi perso per un pelo nel maggio 2014 a seguito di uno sciopero degli Sherpa (qui).
Ma se sei una donna e medico tenace, che ha lavorato come ricercatrice in Nepal per il CNR, alpinista che ha cercato il corpo di un amico morto sul Gasherbrum I durante una scalata verso il K2, e sei moglie e madre di due bimbi che detiene il record italiano femminile di salita arrivando agli 8450 metri di quota sul Kangchenjunga terza cima più alta del mondo, non puoi certo fermarti davanti al fatto che uno sponsor non ha compreso la portata di questa nuova impresa.
E’ sì, perché stavolta la missione va ben oltre gli 8516 metri del Lhotse, che avverrà senza l’ausilio di ossigeno, e abbraccia un progetto umanitario ambizioso e fondamentale per quelle zone, dare vita ad un dispensario medico nel piccolo villaggio di Seduwa, a 1500 metri di altezza nella regione nepalese del Makalu, immerso nel Parco Nazionale del Makalu-Barun.
“L’idea iniziale era di costruire un dispensario nel villaggio di Korphe in Pakistan, per proseguire il lavoro fatto nel 2012-13 con Sakina (qui) – ha spiegato Annalisa- in quella zona esistono già dispensari gestiti però dall’esercito e scarsamente raggiungibili. Essendo però il territorio sotto controllo talebano, sarebbe praticamente impossibile costruire un dispensario che negli anni possa essere gestito dalla popolazione locale”.
Così, dopo aver conosciuto i progetti scolastici che la Onlus Roberto Piantoni porta avanti in Nepal, Annalisa ha scoperto tramite loro, che proprio a Seduwa, dove loro hanno attivato una scuola e dove lei sicuramente arriverà durante la risalita, esiste un piccolo dispensario, mal utilizzato per mancanza di personale, con alcuni medicinali ordinati secondo l’uso ma davvero poco utile in queste condizioni.
Ecco qui allora il progetto dell’alpinista carugatese: riaprire il dispensario, renderò punto di riferimento per una valle sprovvista di assistenza sanitaria, rifornirlo di medicinali, strumentazioni, un ecografo portatile, una piccola sala operatoria e sala parto. Ma tutto questo non basta per lasciare il progetto in mano agli abitanti: “Occorre con pazienza e anni di lavoro -ha spiegato Annalisa- insegnare una cultura igienico sanitaria che deficita in quelle zone e insegnare a personale paramedico a gestire e organizzare il lavoro nel dispensario durante tutto l’anno, in modo da raggiungere anche i villaggi più distanti e i malti impossibilitati a muoversi”.
Per questo il progetto, che sta andando nella direzione di creare una sorta di tenda di assistenza sanitaria itinerante, comprende anche una percorso di formazione medica in Nepal, che consenta di formare del personale locale, che costituisca il futuro nucleo di infermieri, paramedici e medici.
Dunque la dipartita dello sponsor ha deluso la Fioretti ma non l’ha fermata nel portare avanti un’impresa che va oltre l’alpinismo, e che avrà bisogno non solo delle competenze della pneumologa e alpinista, ma anche del sostengo finanziario futuro di chi crederà fortemente in questo progetto.
“Superata la rabbia, che è ancora tanta, eccomi in partenza un’altra volta -ha concluso Annalisa– parte con me un progetto che covo da tempo, e che mi impegnerà per anni… forse per sempre, ma credo ne valga la pena. E’ un sogno che spero prenderà il volo presto.”
Come abbiamo fatto nel 2014, cercheremo di seguire l’impresa di Annalisa tenendoci in contatto con lei, anche se è possibile seguire il suo cammino di risalita visitando il suo blog ufficiale o la pagina Facebook