Il fatto che Roberto Camerani, deportato a Mauthausen, fosse di Cernusco,
ha sempre portato il concetto di memoria e la storia dell’olocausto, davvero molto vicino ai ragazzi di Spazio Giovani Martesna.
E’ anche per questo, che i giovani del nostro territorio, hanno iniziato a recarsi in viaggio nei tristemente noti luoghi dell’orrore nazista, prima a San Sabba, una volta ad Auschwitz, e poi a Mauthausen, per sperimentare con gli occhi, con il corpo, con i sensi, la testimonianza dell’orrore prodotto dall’odio razziale.
“L’olocausto non esiste”. E da lì, inizia il viaggio nella memoria
“I campi di concentramento non esistono e non sono mai esistiti“.
E’ stata questa frase, pronunciata nel 2000 da un giovanissimo ragazzo, a convincere il coordinatore di Spazio Giovani Martesana, l’educatore Nico Acampora, ad iniziare il lungo percorso ininterrotto da 14 anni, per ricalcare i passi della storia.
Il documentario premiato a Roma
Nel 2013 questi viaggi sono diventati un documentario, “Bella Roby”, prodotto proprio da Spazio Giovani Martesana con un particolare lavoro di montaggio del CAG di Cernusco. Ora, a distanza di due anni, questo prezioso lavoro di memoria storica, ha vinto il terzo premio della giuria popolare al festival internazionale di Roma “Memoria Corta”.
“Ora che i superstiti dei campi di sterminio sono sempre meno per ragioni anagrafiche -ha spiegato Nico Acampora– i ragazzi possono farsi veicolo di trasmissione di questa memoria, essere testimoni di questo percorso, e credo che proprio questa cosa sia il valore aggiunto proiettato nel futuro, che ha colpito ed emozionato la giuria presente“.
“Questo terzo premio per noi è stato di per sé un gran conquista -ha aggiunto Jhoni Vilca, uno dei ragazzi che ha effettuato le riprese per il video- perché abbiamo realizzato che quando sono i ragazzi a ricordare la memoria acquisisce più valore“.
Un’esperienza di educazione civica
I ragazzi che negli anni hanno partecipato ai viaggi nei campi di concentramento, ascoltando testimonianze e racconti, sono circa 800, tutti di età compresa all’incirca tra i 13 e i 25 anni.
Una massa di gioventù eterogenea per età, attitudini, provenienza, estrazione, schieramenti, idee: “Molti di loro a quell’età non si interessano nemmeno di politica, non si schierano e nemmeno sanno dove potrebbero schierarsi -ha sottolineato Acampora– e dato che i nostri non sono per nulla viaggi politici, questa è forse la condizione migliore, per lasciarsi toccare dall’accaduto senza pregiudizi o inclinazioni. Il nostro intento è di pura educazione civica, e la presenza di Roberto Camerani e la sua storia sul nostro territorio, ci ha fornito un’opportunità per intraprendere questo percorso di valorizzazione della memoria storica“.
Abbiamo detto che circa 800 giovani hanno preso parte a questi progetti, ma oltre 13.000 sono i ragazzi che ne hanno beneficiato indirettamente, che hanno cioè assistito ad incontri, dibattiti, proiezioni, tenute dagli stessi loro coetanei che avevano partecipato al viaggio, o dallo stesso Nico Acampora, che spesso e volentieri, soprattutto nelle scuole, ha amato provocare la riflessione nelle scuole, anche con ingressi dirompenti nelle aule esplodendo frasi particolarmente dure, e sondando poi l’impatto.
Una provocazione per la riflessione
“Più volte sono entrato in classi inveendo contro un’ ipotetica donna Rom che accusavo di avermi rubato il computer -racconta l’educatore- e ovviamente non era vero nulla, lo facevo per testare il livello di reazioni, e purtroppo tutti erano pronti a rimpolpare le mie imprecazioni”.
E la provocazione proseguiva solitamente con un “Vi mettereste con una bella donna tedesca ? E con una bella mora spagnola ? E con una bella donna rom ?“. Entusiasmo alle prime due domande, silenzio imbarazzato alla terza, rotto dalla voce di Acampora: “Bene, il nazismo è iniziato da una cosa come questa…“.
Eh sì, perché se è esistita la Shoah, è esistita anche la Porajmos, la persecuzione contro gli Zingari avvenuta da parte dei Nazisti durante la seconda guerra mondiale, e prima che iniziassero le deportazioni degli ebrei.
Le conseguenze dell’odio razziale
Ma la provocazione del coordinatore di Spazio Giovani Martesana, ha un fondamento importante:
la poca consapevolezza che i giovani hanno, sulle conseguenze cui può portare l’odio razziale: “Se non ci si lavora sopra, i ragazzi davvero non ne comprendono al portata -ha concluso Acampora– quindi ricordare a senso e valore solo se si crea coscienza, se si creano anticorpi che mettano al sicuro dal ripetere gli tessi errori, dall’avere questo stesso atteggiamento discriminatorio e intollerante.”
Il video
In copertina e qui, potete vedere il video premiato a Roma, poco più di 12 minuti filmati in presa diretta, un condensato del valore di questa esperienza, che il giovane Jhoni Vilca riassume in un’immagine: “Quella delle mani dei ragazzi che toccano il muro dei caduti, prima di entrare nel campo”.