Tra gli arresti dei capi ultras di Milan e Inter anche 3 carugatesi e un colognese

Continuano le indagini dopo l'omicidio del 4 settembre a Cernusco sul Naviglio di Antonio Bellocco per mano di Andrea Beretta. Tra i 19 arresti dei vertici delle curve di Inter e Milan, il fermo di 4 cittadini residenti in Martesana. Sullo sfondo anche i legami con la criminalità organizzata.

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Un vero e proprio terremoto nel tifo organizzato di Milan e Inter, che dopo l’omicidio del 9 settembre di Antonio Bellocco a Cernusco sul Naviglio per mano di Andrea Beretta, capo della della curva nord neroazzurra e ora in carcere a San Vittore, ha portato agli arresti e ai fermi di 19 di capi ultras.

Le manette sono scattate anche per i carugatesi Marco Ferdico (39 anni), portavoce della curva nord dell’Inter, suo padre Gianfranco Ferdico (61 anni) e Mauro Nepi, storico vocalist della curva neroazzurra. Tra gli arresti sul versante milanista, il colognese Islam Hagag, soprannominato Alex Cologno.

Arresti nelle curve di Milan e Inter

I capi di accusa che lunedì 30 settembre hanno portato all’azzeramento dei vertici delle curve di Milan e Inter sono a vario titolo associazione per delinquere, con l’aggravante del metodo mafioso, estorsione e lesioni. L’ordine della Procura guidata da Marcello Viola, polizia e guardia di finanza è arrivato a distanza di qualche settimana dall’omicidio di Antonio Bellocco a Cernusco sul Naviglio. Sullo sfondo delle indagini sul tifo di Milan e Inter anche i legami con la criminalità organizzata che vedeva proprio Bellocco legato alla cosca ‘ndraghetista di Rosarno, uno dei principali interlocutori.

Omicidio Bellocco

omicidio belloccoL’aggressione di Cernusco sul Naviglio, vede continuare senza sosta i rilievi e gli interrogatori per fare luce su fatti e retroscena che in questi giorni stanno venendo alla luce del sole. Antonio Bellocco, 36 anni, è stato brutalmente ucciso a Cernusco sul Naviglio. A sferrare le sette, coltellate tra gola e cuore, che hanno provocato la morte di Bellocco è stato il 49nne cernuschese Andrea Beretta, leader del tifo organizzato dell’Inter.

A provocare la furia omicida di Beretta pare essere stata la scalata di Bellocco, appartenente alla nota famiglia di Rosarno già condannata per mafia, all’interno del direttivo della Curva Nord e i timori, raccontati dal cernuschese nelle dichiarazioni rilevate subito dopo l’accaduto, in cui ha affermato di sentirsi in pericolo di morte. Queste le motivazioni, a quanto affermato da Baretta, che lo portavano a girare armato. Ancora non del tutto chiara, invece, la dinamica che ha provocato le ferite all’anca di Beretta provenienti dall’arma da fuoco di proprietà dello stesso.

San Raffaele, Opera e San Vittore

Dopo l’arrivo delle Forze dell’Ordine e dei mezzi di soccorso che hanno accertato la morte di Belloco, Andrea Beretta è stato portato all’ospedale San Raffaele per le ferite di arma da fuoco provocate durante la colluttazione e successivamente al carcere di Opera, lo stesso istituto penitenziario dove a gennaio 2004 è morto Giulio Bellocco, padre di Antonio Belloco e figlio del fondatore dell’omonima cosa della ‘Ndrangheta di Rosarno. Nelle scorse settimane lo spostamento di Beretta da Opera a San Vittore, dove è ancora in isolamento.

Alla base del trasferimento pare sia stato proprio il timore di ritorsioni all’interno del carcere, dove Giulio Belloco, prima del decesso, stava scontando una pena di 13 anni e sei mesi di reclusione con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata al compimento di una serie di estorsione.