Partito da Bussero, Simone Zullo ha girato il mondo fino a vincere lo scudetto con la Dinamo Tbilisi lo scorso dicembre, con un unico filo conduttore: la passione e l’amore per il calcio. Un racconto che comincia dai campi busseresi e arriva al momento «Ad Antalia, in Turchia. Siamo in ritiro precampionato».
La partenza
Simone Zullo non è arrivato subito al calcio nazionale ed europeo. La gavetta l’ha cominciata proprio nella città dove è nato e cresciuto, Bussero. «Ho lavorato nella società della mia città per due anni, quando era l’attiva la collaborazione con il settore giovanile dell’Atalanta. Allora ero uno degli istruttori della scuola calcio. Nell’Atletico Bussero ci ho anche giocato un anno, quando è stato vinto il campionato di Seconda Categoria con la promozione in Prima».
La carriera
Un percorso che parte dalla Facoltà di Scienze Motorie dell’Università Statale di Milano. «A 25 anni ho preso il Uefa B, il primo patentino federale per allenare. Dopo ho lavorato per vari settori giovanili, Novara, Renate, 3 anni con la Giana e l’ultima esperienza con l’under19 del Chiasso, in Svizzera. Dopo ho deciso di andar via. Ero stanco della situazione del calcio in Italia. Poi un’esperienza di sei mesi in Bielorussia. Mi piaceva l’idea di tentare un’avventura internazionale, imparare una seconda lingua, di cambiare, di non avere radici».
Alla scadenza del contratto in Svizzera, la voglia di lanciarsi in una nuova sfida era troppo grande e ed è partito per Valencia senza alcuna certezza. Attraverso alcune conoscenze approda nel F.C. Mislata come assistente allenatore della squadra femminile: «Ho conosciuto ottime persone, ho instaurato da subito un buon rapporto con lo staff con cui ho collaborato. Poi a dicembre 2021 il mister ha avuto la possibilità di andare a seguire un progetto con la nazionale femminile boliviana e mi ha chiesto di partire con lui. Sei mesi dell’anno scorso li ho passati in Sud America».
L’arrivo a Tbilisi
La grande occasione arriva a gennaio 2022, con una telefonata: «Un amico, ex allenatore delle giovanili del Genoa, viene contattato dal direttore dell’accademia calcio a Tbilisi, per andare a fare il vice collaboratore nel settore giovanile. Al mio ritorno dal Sud America, la Dinamo Tbilisi prese in considerazione di cambiare lo staff. È stato presentato il mio profilo di preparatore atletico. Ed eccoci qui».
Preparatore atletico “integrato”
Simone racconta la sua professione con passione, dedizione e professionalità. Le sue intenzioni sono chiare quando descrive le aspettative sul suo operato: «Cerco di dare un senso alla settimana dal punto di vista dei carichi di lavoro e della programmazione, cerco di capire le necessità tecnico-tattiche dell’allenatore e di aiutare lo staff nell’inserire un certo tipo di lavoro piuttosto che altri. Fondamentale è anche la gestione di dati: lavoriamo sempre con il gps, quindi abbiamo una serie di informazioni da elaborare e di report da presentare all’allenatore giorno per giorno, che aiutano a programmare il lavoro». Il perfetto mix tra esercizi per la squadra ed individuali. «Ci sono dei momenti dedicati all’aspetto fisico, di forza, in palestra e altri momenti più integrati con il lavoro tecnico-tattico. Quando non lavoro direttamente sulla preparazione atletica, gestisco i tempi di lavoro, di recupero, gli spazi di gioco, aiuto nel lavoro tecnico, do indicazioni sull’intensità da tenere».
La conquista del titolo
Primo anno a Tbilisi e subito vittoria dello scudetto. «Diciamo che si sono verificati una serie di eventi fortunati. Io sono arrivato tre settimane dopo il mister. Insieme allo staff siamo riusciti a costruire un momento magico, non abbiamo più perso una partita di campionato. Abbiamo fatto due pareggi e 16 vittorie in campionato. Unica sconfitta la semifinale della coppa nazionale. Eravamo secondi a meno nove dalla prima e abbiamo vinto con due punti di vantaggio. Ora ci attende il preliminare di Champion League per riuscire ad entrare in una competizione europea».
«Il calcio italiano mi ha stancato»
Le differenze tra il nostro sistema calcio e quello degli altri paesi sono nette. In Italia si lamenta sempre la mancanza di giovani che possano far brillare la Nazionale. «In Georgia giocano molto più giovani. Da noi il 50% dei giocatori arriva al settore giovanile, la media di squadra è di 22-23 anni».
Il punto di rottura è stato l’ingresso nel sistema formativo per entrare nel “calcio dei grandi”. Un sentimento crescente, che ha portato Simone Zullo a cambiare aria. Un gigante immobile con al centro «L’ottusità e la chiusura nell’accettare qualcosa di nuovo, o differente rispetto a ciò di cui andiamo fieri. Gli altri paesi si evolvono e noi siamo completamente stagnanti. Non c’è prospettiva per nessuno se non hai giocato in serie A. Io non ho nulla contro questo sistema delle prelazioni in base alle esperienze. Nel resto del mondo funziona così: per poter accedere a determinati livelli di formazione (credo a parte i in Italia e in Francia) non ci sono restrizioni, è come andare all’università, ti iscrivi dai gli esami e ti laurei. In Italia invece per entrare devi presentare un esperienza legata ai tuoi anni da giocatore in determinate categorie, e ad ogni categoria viene assegnata un punteggio. Quindi tu se non sei stato professionista non puoi accederci. Inoltre per formarti all’estero devi chiedere nulla osta alla Federazione italiana con tempi burocratici infiniti, mentre gli ex giocatori potrebbero anche non fare i corsi e ricevere i massimi dei patentini. Un sistema che spegne i sogni e toglie le possibilità».
La vita a Tbilisi
Non sono mancati i momenti di nostalgia: «L’adattamento in un paese estero è sempre difficoltoso. La lingua in Georgia è complicata, noi lavoriamo in inglese. È una lingua difficilissima, completamente diversa dal nostro ceppo linguistico. È un limite».
Cambiare città, cultura, alimentazione non è mai facile, ma forse nelle grandi città è più semplice: «Tbilisi è una capitale europea a tutti gli affetti, con tutto ciò cerchi. Ecco, la viabilità è particolare: c’è molto traffico, confusionario, però è stupenda. Il centro storico è fantastico. É una città da quasi un milione e duecentomila abitanti e si vive molto bene».
Obiettivi futuri
Il 2023 si prospetta ambizioso: «Vogliamo cercare di confermare lo scudetto dell’anno scorso, sarebbe il ventesimo e aggiungeremmo la seconda stella sulla maglia. Il club ci tiene molto a questo traguardo. Speriamo di poter concretamente entrare in un gruppo di una competizione europea. Champions League improbabile, non abbiamo ancora raggiunto il livello per stare lì. Europa e Conference League invece sono più alla nostra portata. Un traguardo molto importante, sono 20 anni che non partecipiamo ad una competizione europea».
Un consiglio per i giovani
«Siamo per lo più abituati a guardare il nostro sport al suo livello più alto, quello che vediamo in televisione non è la norma. Non sempre è facile lavorare dentro il mondo del calcio, non sempre incontri persone che ti hanno fiducia, che ti portano rispetto. Il top club non deve essere per forza l’unico punto di arrivo, ma l’obiettivo deve essere fare il lavoro che ti piace. Il tuo lavoro lo puoi fare ovunque ci sia un club che ti permetta di stare bene».