Un bruttissimo fatto di cronaca che ha varcato i confini della Martesana, come era comprensibile, visto la gravità dell’atto. Quello degli episodi di bullismo verso soggetti con disabilità, è un fenomeno ormai purtroppo molto diffuso, che rappresenta un ostacolo significativo verso l’inclusione sociale nel nostro paese. Le ignobili scritte sul muro appena riqualificato da I Ragazzi di Robin, apparse nella notte tra il 12 e 13 novembre a Segrate, non sono passate inosservate né tra le istituzioni, né sui media nazionali, anche se i ragazzi dell’associazione si sono prontamente messi al lavoro per ripulire e cancellare anche questa pessima immagine di intolleranza.
Dopo la denuncia contro ignoti per diffamazione depositata dall’associazione, a mettere le spalle al muro il responsabile del gravissimo episodio sono state le telecamere di sorveglianza e le segnalazione dei cittadini. La Polizia Locale e le Forze dell’Ordine si sono da subito attivate per risalire all’identità di chi ha commesso il fatto «Non voglio una pena esemplare – ha dichiarato la Presidente dell’associazione de “I ragazzi di Robin” Melania Bergamaschi – ma la denuncia era un atto dovuto nei confronti della tutela dei ragazzi».
L’appello della Presidente Melania Bergamaschi
Un appello alla sensibilizzazione, all’informazione, all’accoglienza e all’inclusione sociale vera, quello della Presidente Melania Bergamaschi, troppe ancora le disparità economiche, sociali e lavorative nella nostra società verso i disabili, per non parlare della piaga delle violenze, come in questo caso: «Non vogliamo che si parli di disabilità solo in queste occasioni negative, vorremmo invece che questo tema venga affrontato nella quotidianità, nel lavoro, che ogni giorno associazioni come la nostra svolgono sul territorio. D’altra parte – ha continuato Melania Bergamaschi, contattata dalla redazione di Fuori dal Comune – non vorremmo nemmeno che questa situazione si trasformi in un “circo mediatico”, che non porterebbe alcun beneficio ai ragazzi dell’associazione, anzi aumenterebbe solo le loro ansie e paure esponendoli ad una pressione eccessiva».
Parole che fanno riflettere sull’importanze dell’integrazione e inclusione dei disabili verso la partecipazione sociale, culturale ed educativa all’interno della nostra società.
Il Sindaco: « Condanniamo le azioni, non le persone»
Le indagini e gli accertamenti dei Carabinieri sono ancora in corso, ma tutto porta a ragazzo segratese che ha agito in solitaria. «Il gravissimo episodio – ha dichiarato il Sindaco di Segrate Paolo Micheli – dev’essere un monito a ricordare che la diversità va accolta come una condizione di parità e un’ occasione di confronto tra le diverse sensibilità. Anche io, come tutti, sono stato immediatamente colpito dalla violenza di quelle frasi, ma credo che sia un preciso dovere delle Amministrazioni e delle istituzioni lavorare, con i giovani, con gli adulti, nelle famiglie, nelle scuole e con tutti gli ambiti culturali ed educativi di una comunità affinché la disabilità possa diventare un valore che porti ricchezza a tutti. E’ quindi inevitabile – ha concluso il Sindaco – che un’atto così grave porti a delle conseguenze per chi lo ha compiuto ed è altrettanto importante che il ragazzo, autore di questo gesto, se ne assuma la responsabilità, ma è sempre necessario ricordarsi che la condanna va intesa per l’azione e non per la persona».
No alla “caccia al mostro”
«È fuori dubbio che si tratta di un atto gravissimo che ha oltrepassato decisamente il limite morale – ha sottolineato ancora la responsabile dei Ragazzi di Robin – così come è evidente che chi ha compiuto un gesto del genere sia una persona in difficoltà che ha estremo bisogno di aiuto, forse tanto quanto i nostri ragazzi. Ma questo sarebbe altrettanto sbagliato additare il responsabile o i responsabili come “mostri” e dare addito a una “gogna mediatica”. Non si tratta di dare un volto e un nome ai colpevoli, piuttosto di comprendere a fondo le ragioni che li hanno spinti a compiere un tale atto, anche perché – ha ribadito Melania Bergamaschi – il fenomeno non riguarda un singolo individuo o una singola associazione, bensì una cultura, quella dell’intolleranza, purtroppo tristemente ancora troppo diffusa».
L’invito
«Le porte della nostra associazione sono aperte, vogliamo incontrare il ragazzo e capire cosa lo ha spinto a compiere un tale gesto – ha dichiarato la Presidente dell’associazione -. Invito il responsabile a contattarci con ogni mezzo a sua disposizione, noi garantiremo dalla nostra parte il totale anonimato e la sua tutela. Potrebbe essere un’ottima occasione per spiegargli cos’è la nostra realtà, chi siamo e cosa facciamo».