Miti Impanati

categories="13381,12868,6030,12964,9217,13794,12762,12863,12742,12741,12743,12862,12744,12746,12745,12747,12748,12865,12866,12799,12749,12763,12750,12864,12751,12867,12752,6546,16899,12965,6542,3,12980,210,17281,17282,17283,17284,12962,6126,13798,12981,287,1,12966,12961,12976,2916,5857,9608,12505,14138,14139,13781,6544,13496,7153,6534,5184,12977,6031,9215,6523,10994,6522,1545,6421,10995,10993,13198,361,13290,12821,12800,6062,8672,16701,16702,16703,6,5856,12959,9216,9218,27,101,14566,13209,6511,12963,12816,427" random="1" limit="1"]

Visita Interiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultum LapidemMiti Impanati www.cercounuomo.org anzi facciamo doppio org…Cerco un uomo che sia di Milano e a cui piaccia la cotoletta, che sia premurante e odoroso, avvinghiante e vaporoso, igienista ed amoroso, che se c’è da darci dentro, ci si dà, insomma cerco un uomo o qualcosa che gli somigli. Ce ne sarà qualcuno ancora in giro… Parsifae

 

Cara Parsifae, ho letto il tuo annuncio dentro “Sempiternum Cutlet”, il sito dei muratori a cui piace la cotoletta per pranzo. Con il mio amico Icaro cercavamo indicazioni sull’impanatura della cotoletta, tipo se va bene la mollica del pane grattugiato, evitando la crosta, troppo asciutta o se non è peccato mortale usare il pancarrè, naturalmente denudato del suo guscio.

Icaro, invece, voleva vedere se trovava qualche donna interessata ai muratori. Il tuo annuncio ci è subito andato a genio, Icaro ha detto, rispondo io che me la piallo, io ho detto no, mi sembra una persona per bene, rispondo io, che me la piallo. Nel frattempo ci siamo piallati una cotoletta. Non avendo il burro abbiamo usato un po’ di grasso per le porte e per farla croccante all’esterno e morbida dentro, è stata usata la segatura per l’impanatura. Non avendo la carta assorbente l’abbiamo fatta scolare sulla carta vetrata. Devo dire, però, che ho fatto fatica a digerirla.

Mi descrivo: sono ben piantato sulla terra, non ho grilli in testa e nemmeno pidocchi, ho i capelli neri, gli occhi neri, le unghie nere e una canottiera nera che mi snellisce molto, nonostante l’aspetto un po’ torchio e un po’ torico. E tu, come sei di corpo e di faccia? Se mi scrivi sarò felice come un sifone. Mino

 

Caro Mino, rispondo a te perché mi avete scritto in tre: il primo mi ha mandato una gigantografia delle sue parti intime, il secondo mi ha scritto cose molto dolci e carine ma aveva solo otto anni, e il terzo tu, che ho pensato, certo ha l’età mentale di un fungo sott’olio, ma daltrapartedaltronde se continuo a essere così schizzinosa nessuno mi impalma. Sono una maestrina come non se ne vedono più da tempo, e infatti nessuno mi nota. Adoro gli studenti, quelli naturalmente più appetitosi, e mi ritengo una sublime fusione di sementi meneghine e chicchi ratificati Republik Österreich. Sono nata a Vienna, ma cresciuta e trapiantata a Milano dopo folgorante illuminazione dei miei generatori che innamorati della cucina milanese, dapprima hanno aperto un ristorante milanese a Vienna, poi un ristorante viennese a Milano, poi hanno deciso di dedicarsi alle coltivazioni illegali visto che rendevano meglio. Da questo tirocinio familiare mi è rimasta la passione per la cotoletta e altre cose che non ricordo più. Per festeggiare la nostra conoscenza informatica, ho cucinato cotolette annegate nel burro, impreziosendole con una grattatina di noce moscata nell’impanatura e ho aggiunto il prezzemolo e l’odore del tartufo. L’unico peccato mortale da inferno diretto senza passare dal via è tamponarla con la carta assorbente: il burro fuso non solo non deve essere tolto, ma è doveroso irrigare la creatura con una dose extra del grasso di cottura. Il sale va aggiunto solo alla fine, non certo prima della cottura; il rischio sarebbe quello di rievocare l’umidità della carne in superficie generando rischiosi distacchi della crosticina. Devo altresì rivelarti che, oltre che adorare i peccati della carne, nel tempo libero faccio l’uncinetto con il filo e sono alla caccia del mio eroe. Spero tu sia del segno del Toro, o almeno possa somigliare al maschio adulto di quei bei bovini destinati alla riproduzione.

Parsifae

 

Cara Parsifae, per il fatto che mi hai risposto ho avuto della gioia dentro di me e anche fuori, visto che il mio amico Icaro, che sta preparando i giochi muratauromachici di parco Sempione, se ne è accorto e mi ha detto: “Che deretano incredibile che ti ritrovi. Mi sa che ti congiungi.” Anch’io ho una particolare simpatia per ruminanti di grosse dimensioni tant’è che mi sono abbonato alla rivista “Mura & Tori”, ma non ho mai tempo di leggerla perché perdo spesso il filo o arrivo a casa sempre stanco come un bue. Io e Icaro abbiamo provato a cucinare la cotoletta come fai tu. Non avendo il latte per ammorbidirla l’abbiamo lasciata a bagno nella tempera da pareti e l’abbiamo impreziosita passandola sotto l’ascella del nostro collega, Dioniso.

Mino

 

Mio caro Mino, rispondo solo ora alla tua lettera perché nelle ultime tre settimane sono uscita con un ragazzo cieco, molto sensibile e gentile, e allora ho pensato che se mi andava bene con lui non stavo a perdere tempo con te. Purtroppo le mie amiche gli hanno descritto come sono fatta e lui, dopo qualche secondo di riflessione, in modo sensibile e gentile, si è fatto uccel di bosco. Devi sapere che a prima vista sembro brutta, e anche a seconda vista, e difatti lo sono, ma poi ci si fa l’abitudine, come per tutto. E siccome ho l’intelligenza, uno dovrebbe passarmi sopra senza fare troppe storie.

Parsifae

 

Cara Parsifae, stasera sono stanco come una tegola, ho la mia canotta rossocorrida sporca di calce idrata e i calli rialzati che mi fanno uomo – e mi fanno anche male – tant’è che, sulla tastiera del pc, ti sto scrivendo questa lettera con la lingua. Stasera la mia cotoletta l’ho tirata fuori dal congelatore e l’ho consumata direttamente senza passare dalla padella.

Mino

 

Caro Mino, mentre riflettevo su di noi, sul filo della rete che ci lega e sui bovini maschi in generale, ho consumato un’ottima cotoletta che ha richiesto un vino di buon corpo e di grande morbidezza, come il Barbacarlo ben invecchiato. Alla terza bottiglia ho capito che ogni archetipo suscita in noi un mondo di immagini tramandate nella memoria della specie, quale conseguenza della sollecitazione dell’immagine primaria che è la risultante di un deposito della memoria, derivato dalla condensazione di innumerevoli esperienze similari che lasciano nel nostro subconscio delle tracce profonde che si concretizzano in predisposizioni latenti. In poche parole mi piacerebbe farmi piallare, e mi sono detta se fosse il caso di incontrarci, colloquiare, ed eventualmente consumare da qualche parte, visto che non ho nulla da fare nei prossimi giorni. A me sembra che se io ti do filo, tu me lo fai.

Parsifae

 

Cara Parsifae, ci ho messo un’ora per leggere la tua lettera, che scrivi difficile, mi è parso di capire che possiamo anche incontrarci e mi è venuta la gioia dentro e anche di fuori che mi sono messo a saltare, e Icaro anche lui perché pensava alle prove di volo. Anche a me piacerebbe incontrarti, sentire la tua voce, incrociare i tuoi occhi, guardarti le tette. Puoi dirmi dove e quando possiamo incontrarci?

Mino

 

Caro Mino, più che Minotaurato mi sembri Minorato e il tuo amico dei pennuti mi sembra un po’ deficiente, ma daltrondedaltraparte è un tuo amico. Tuttavia, eccitata per questo prossimo appuntamento, sono indecisa su quale cotoletta cucinare per cena: a orecchia di elefante, ovvero larghe fettine affusolate di ciccia che durante la cottura si stropicciano un po’, o quella con l’osso, una bellissima costata di vitello sopraelevata. E poi il burro, tanto burro… Basta questa crociata contro i grassi! Il maggior nemico di tutta l’umanità pare essere diventato il burro. Se vogliamo far godere il nostro palato dobbiamo convivere con i minacciosi grassi saturi dorati, che mettono a rischio la nostra salute ma che rendono spassosi i cibi. Alla fine ho deciso per una buonissima cotoletta alla milanese a orecchia d’elefante e una fantastica zuppa inglese senza orecchie. Per il mitico incontro potremo trovarci domani davanti al Pronto Soccorso, all’ora di cena. Per facilitarti il riconoscimento, visto che non sei molto sveglio, indosserò una vestale lunga e direi anche larga, con un’ascia bipenne stampata sopra. Non dovresti avere problemi a riconoscermi. Ti aspetto come una giovenca bronzea…

Parsifae

 

Cara Parsifae, sono così contento di poterti incontrare che l’ho detto a Icaro, che sta costruendo una mongolfiera, sua, con la betoniera ad azionamento elettrico, della ditta. Il capo gli ha nascosto l’elmetto sperando nella caduta di un blocco di ghisa. Restiamo d’accordo per domani all’ora di cena. Io metterò la canottiera della festa, quella argentata, perché la canottiera dell’Inter, quella nerazzurra, l’ho prestata a Dioniso che è andato allo stadio a vedere la partita. Sono così emozionato per il nostro incontro che oggi al lavoro ho distrutto un vibratore per calcestruzzo, sono scivolato sopra il nastro trasportatore e invece della mia cotoletta, per pranzo, ho ingoiato una tenaglia. Il capo non ha digerito l’evento e io non ho ancora digerito la tenaglia.

Mino

 

Caro Mino, devo veramente ringraziarti della splendida giornata che mi hai fatto passare. Certo mi sono sorpresa molto nel trovarti davanti alle Pompe Funebri, distante dal luogo concordato e così in anticipo rispetto all’orario convenuto, ma devo riconoscere, furbetto mio, che sei un tipo originale e che ci sai fare con le donne. Ti prego di ridarmi però il collier in oro della nonna che mi hai sfilato per potermi baciare meglio sul collo, birichino, e fammi sapere quando ci possiamo vedere la prossima volta, visto che te ne sei andato senza dire nulla.

Parsifae

 

Cara Parsifae, sono contento per la bella giornata che hai trascorso, ma non ero io il tipo che hai incontrato ieri, visto che ti aspettavo, come da accordi, davanti al Pronto Soccorso e ti ho aspettato quasi cinque ore, poi il ritardo mi è sembrato incorreggibile, in canotta a una cert’ora fa il freddo e allora ho fatto ritorno alla casa. Con il frigo vuoto, niente cotoletta… Poi mi hanno purtroppo telefonato per dirmi che Icaro al lavoro aveva la testa così in aria che non si è accorto di una trave mancante. Ha fatto la sua prima prova di volo ed è stata anche l’ultima.

Mino

 

Caro Mino, mi spiace molto per il nostro incontro mancato, un po’ meno per il tuo amico volatile che se lo è cercato. Ieri sono stata impulsiva nel cavalcare il giovanotto, ma la sua canotta rossa taurica con iscrizione babilonese d’epoca arsacide, mi ha portato fuori strada e anche fuori di cotenna – ci sapeva fare, il cornuto…

Dopo tanto op op cavallino mi è venuta fame, così ho divorato ben sei cotolette. Dobbiamo dire un grosso grazie alla mucca e prima ancora ai barbari, i Franchi e i Longobardi che sostituirono gli ovini con i bovini. A noi la vacca, il Bos taurus, questo mammifero della famiglia dei Bovidi, piace molto. E come restare indifferenti al maschio della specie, il toro? E poi, come ben sai, venero la cotoletta, la cuteleta de Milan anche se l’austriaca Wienerschnitzel è praticamente la stessa cosa. La disputa storica tra noi milanesi e noi viennesi sulla paternità del piatto è definitivamente risolta a favore dei primi, in base ad un rapporto indirizzato dal conte Attems all’imperatore Franz Joseph, che parla della cotoletta impanata dei milanesi. È stato quel ghiottone di Radetsky a fornire personalmente la ricetta all’imperatore.

Tornando a noi, vorrei mi perdonassi e replicassi il nostro incontro, domani, alla stessa ora e con gli stessi vestiti ma davanti al Cimitero. Spero tu non abbia problemi a riconoscermi sennò significa che sei scemo. Ti aspetto con il desiderio intatto e con un filo di curiosità.

Parsifae

 

Cara Parsifae, vada per il secondo incontro anche se avverto altre corna in arrivo. A proposito di fili, Dioniso mi ha prestato il suo filo interdentale, ma non per farmi i denti, perché io stavo attaccato da una parte e lui dall’altra, così non mi perdevo dentro le mura del palazzo. Inoltre mi ha riportato la canotta dell’Inter e mi sa che se non ha sudato molto alla partita e non ha lasciato l’odore, mi metto quella, che mi fa elegante. Ci vediamo domani.

Mino

 

Caro Mino, perché non sei venuto all’incontro? Ti ho aspettato per tanto tempo! Mi sono sentita così sola e abbandonata davanti al Cimitero che mi sono messa a parlare con il custode, che stava sbuffando come un toro, con una canottiera con due buchi e le ascelle con quel classico odore di campo concimato. Non me lo sono fatto perché si è fatto tardi e sono tornata a casa mia assai delusa. Per fortuna c’era una bella cotoletta ad aspettarmi, una delizia burrosa che mi sono inglobata innaffiandola con un Franciacorta Rosso dal leggero gustolfatto erbaceo.

Perché non ti sei presentato all’appuntamento?

Parsifae

 

Cara Parsifae, il tipo con la canottiera con i buchi non era il custode, ero io! La canottiera dell’Inter l’ho mandata a lavare perché gli era rimasto sopra l’odore e pensavo tu mi avessi riconosciuto lo stesso, visto che mi hai parlato così tanto dei tuoi amici Teseo e Arianna, di fili, mostri e cotolette farcite, che mi è venuta la labirintite e avevo un’orecchia infiammata. Senti, tagliamo la testa al toro: perché non ci scriviamo e basta, visto che è più semplice darsi appuntamento in questo groviglio di fili virtuali che incontrarsi?

Mino

 

Caro Mino, hai perfettamente ragione, hai preso il toro per le corna, continuiamo a scriverci e basta. Da questo animalesco e innaturale rapporto amoroso non poteva che nascere un essere abominevole. Dobbiamo domare la Bestia dentro di noi, uscire dalle profonde e oscure prigioni del Vizio ed esaltare le Virtù ma soprattutto accompagnare sempre la cotoletta con della cicorietta fresca, le patatine fritte a bastoncini, le punte di asparago, e/o spinaci e/o fagiolini al burro. Come diceva Kant il pranzare da soli è nocivo e una buona tavola richiede una buona compagnia: da tre a nove commensali, non meno delle Grazie e non più delle Muse, per cui con questa ritrovata serenità ti chiederei, gentilmente, l’indirizzo di posta elettronica di Dioniso, che deve essere, così a intuito, un bello stallone, nella convinzione profonda che se gli uomini vanno e vengono, la cotoletta, questo è certo, è per sempre.

Parsifae.