Era il 30 aprile quando a Cassina de’ Pecchi era stata organizzata una protesta contro l’articolo 23 del regolamento della Polizia Urbana che individuava l’abbigliamento e «l’intenzione di esercitare l’attività consistente in prestazioni sessuali a pagamento» come criteri sufficienti per esercitare attività di meretricio. A Bussero, uno dei comuni che condividono il Comando (e quindi il regolamento) di Polizia Locale con Cassina, è stato cancellato il comma nella sua totalità, col fine di evitare ulteriori ambiguità e difficoltà di interpretazione.
Il Sindaco Rusnati: un tema che «non può essere trattato usando come unità di misura la lunghezza di una gonna»
Sin da quando era sorta la polemica a Cassina, il Sindaco di Bussero Curzio Rusnati aveva dimostrato la propria volontà a procedere con un’immediata modifica, una soluzione condivisa da tutto il Consiglio. «Il voto unanime del Consiglio comunale che ha eliminato questa parte del regolamento di Polizia Locale-ha dichiarato il Sindaco– è una vittoria per tutta la nostra comunità. Quello della prostituzione è un tema complesso, già disciplinato dalle leggi nazionali, che certo non può essere trattato usando come unità di misura la lunghezza di una gonna o il libero atteggiamento che ciascuna persona può tenere».
Abrogare il comma, «archiviando così formule arcaiche e oggettivamente pregiudizievoli»
Una scelta necessaria e utile. Eliminando il comma nella sua totalità si eviteranno così potenziali ambiguità o interpretazioni confuse dell’articolo in questione. «Quando è scoppiato il caso a Cassina de’ Pecchi ci siamo resi contro che all’interno del nostro regolamento di Polizia Locale, approvato nel 2016, era presente un comma identico – ha spiegato Santolo Castellano, presidente del Consiglio comunale di Bussero –; questo perché con Cassina, oltre che con il Comune di Pessano con Bornago, condividiamo il Comando di Polizia Locale. Immediatamente – ha proseguito – ci siamo interrogati per capire come risolvere quella che è evidentemente una stortura, che tra l’altro non cita mai lo sfruttamento della prostituzione, già punibile in base alle leggi dello Stato. Per evitare un arrampicamento lessicale e un affanno interpretativo, il Consiglio comunale all’unanimità ha deciso di eliminare completamente il comma, archiviando così formule arcaiche e oggettivamente pregiudizievoli».