L’11 marzo 2011, in Giappone, un terremoto causò uno tsunami, che scagliandosi sulla costa colpì una centrale nucleare: il bilancio fu di 15,703 i morti, 5314 i feriti, 4.654 i dispersi. Il vicesindaco Daniele Restelli ricorda chiaramente quel giorno, che collateralmente lo ha coinvolto, nonostante si trovasse a migliaia di chilometri di distanza.
Il ricordo del vicesindaco di Cernusco
«Con Elisa, Irene ed Emanuele eravamo in viaggio verso il Cile (13 ore di pullman) per la nostra prima vacanza dopo 1 anno di missione in Bolivia – ha raccontato il vicesindaco – Volevamo portare i bimbi a vedere il mare, ma la notizia del terribile terremoto ci ha raggiunti a metà strada, sulla cordillera andina. A quel punto del viaggio non era più possibile tornare indietro. Ricordo perfettamente l’arrivo, di notte, ad Arica con le persone sfollate sulle colline e la stazione dei bus chiusa in quanto troppo vicina alla costa. Entrando nella locanda dove avevamo prenotato (per fortuna fuori dalla fascia di rischio) abbiamo visto le prime immagini del disastro. Nei due giorni seguenti – ha proseguito – non ci siamo potuti avvicinare alla costa in quanto erano attese le onde che, dopo aver devastato Fukushima hanno fatto letteralmente il giro del mondo, sferzando con violenza (per fortuna non eccessiva) anche le coste del Cile, ricordandoci come nel mondo tutto sia davvero collegato, anche se spesso ce ne dimentichiamo».
Il terremoto e la centrale nucleare
L’11 marzo 2011, lo tsunami ha distrutto 4 dei 6 reattori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Il governo e Tepco, operatore del sito, hanno smantellato l’area e iniziato una decontaminazione (i lavori dovrebbero terminare nel 2041-2051). Sono 88mila le persone evacuate da Fukushima, solo 14mila oggi vivono nelle aree che sono state riabilitate.
Giada Felline