Cassina tra sostenibilità e tradizione: il Falò di Sant’Antonio brucia ancora

Il 17 gennaio si è svolto il tradizionale falò di Sant'Antonio, il Consigliere D'Alessandra ha lamentato possibili ripercussioni sulla qualità dell'aria

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Regolare l’impatto ambientale pur rispettando il valore simbolico. È stata presentata un’interpellanza presentata al consiglio comunale di Cassina de’ Pecchi del 30 marzo dal Consigliere Yuri D’Alessandra che chiedeva chiarimenti a proposito dell’inquinamento dell’aria implementato dal falò di Sant’Antonio, che si era svolto il 17 gennaio. «Bisogna porre reale attenzione ai problemi del territorio» ha dichiarato il Consigliere del Gruppo Consiliare Progetto Cassina Domani.

Rispettare la tradizione in un modo «più contenuto»

Nel 2019, a causa del diffuso inquinamento dell’aria che a livello regionale superava i limiti stabiliti da Arpa, il tradizionale  Falò di Sant’Antonio non si era svolto. Quest’anno invece è stata bruciata molta legna, tanto da «raggiungere le dimensioni di un modesto monolocale». Il consigliere ha dichiarato «che il rispetto dell’ambiente, la prevenzione dell’inquinamento, la tutela della salute dei cittadini siano obblighi che devono essere rispettati nei fatti e non solo chiacchiere in situazioni di comodo», lamentando la possibile presenza di materiali non idonei alla combustione. D’Alessandra ha inoltre riconosciuto il valore delle tradizioni che «si possono rispettare mediante una simbologia più contenuta ed eco-friendly». 

La risposta di Varisco: «il falò come momento simbolico da donare alla cittadinanza»

«Il 12 gennaio Arpa pubblica un documento in cui si dichiara un miglioramento della qualità dell’aria – ha risposto l’assessore all’Ambiente Fabio Variscoabbiamo voluto questo momento, per celebrare la tradizione, così viva nella nostra comunità, consapevoli che le condizioni erano favorevoli e lo abbiamo voluto anche come momento simbolico da donare alla cittadinanza dopo quest’anno così difficile per tutti». L’assessore ha poi specificato che non erano presenti materiali non idonei ma «solo bancali di legno non trattato, tronchi e rami. Le garanzie ufficiali sono quelle rilasiate dall’Associazione di San Fermo, che ha predisposto la catasta e che ha inviato una certificazione protocollata».