Da un lato il governo Draghi e Roberto Cingolani, dall’altro l’Amministrazione comunale di Segrate e il vicesindaco Francesco Di Chio. Al centro la transizione ecologica dell’Italia, tema sempre più attuale per un’inversione di tendenza ambientale.
Il ministero della Transizione ecologica, novità istituzionale del governo nato il 13 febbraio, è stato fortemente voluto dal Movimento 5 stelle, che lo ha inserito, come requisito fondamentale, anche nel quesito posto agli iscritti sulla piattaforma Rousseau per deliberare il sostegno all’esecutivo diretto dall’ex presidente della Banca Centrale Europea. E a guidare il ministero è Roberto Cingolani, fisico ed ex manager di Leonardo.
L’assessorato alla transizione ecologica
Quella di istituzionalizzare la transizione ecologica è un’idea che è piaciuta al sindaco di Segrate Paolo Micheli, convinto che le tematiche ambientali, finito il Covid, «torneranno centrali nell’agenda governativa e industriale». E il primo cittadino ha riconosciuto il merito dell’idea ai grillini. «A Beppe Grillo e al Movimento 5 stelle – ha scritto – va riconosciuta almeno la volontà forte dicomunicare questa giusta necessità di cambiamento nelle politiche di tutela e sviluppo ambientale».
Un’idea che lo ha convinto a tal punto da creare una delega ad hoc, conferita al vicesindaco dem Francesco Di Chio, ma che dovrà essere necessariamente comunicante con diversi campi di intervento: dalla mobilità alle attività produttive, dal commercio fino al bilancio.
Già prima dell’istituzione del ministero – e dell’assessorato – l’Amministrazione comunale aveva iniziato a ragionare su una politica ambientale ed ecologica innovativa, immaginando un salto di qualità rispetto ai “classici” temi di competenza di un Comune. L’obiettivo di lungo periodo – per ora un tentativo – è infatti quello di far diventare Segrate una piattaforma di ricerca per energie rinnovabili come l’idrogeno, che potrebbe essere il motore di produzione di energia e calore.
«I temi del movimento verde sono nel nostro programma di mandato – ha concluso Micheli –, ma non è questione di essere ambientalisti o meno, ma di pensare concretamente al benessere delle nostre vite e al domani del nostro pianeta che negli ultimi decenni abbiamo maltrattato, inquinato e deturpato».