Trasformare delle zone agricole del Parco Agricolo Sud in aree naturali le renderebbe protette dalla Legge quadro nazionale sui parchi, dove è vietata la caccia e nuove attività di escavazione. Questo è il progetto che ha portato l’insurrezione non solo di diversi sindaci, ma anche di agricoltori e che interessa più di 9mila ettari del Parco. Tra le aree interessate alla trasformazione c’è quella del Lambro Meridionale. Sono stati 42 i sindaci favorevoli al progetto, seguiti dall’esultanza degli ambientalisti dell’Associazione per il Parco Sud.
Il secco no degli agricoltori
Nel mentre è stata presentata una petizione firmata da migliaia di imprenditori agricoli contrari alla trasformazione della zona agricola all’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, che si è accodato all’appello dichiarandosi contrario agli interventi stabiliti. Per Alessandro Rota, presidente della Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti) di Milano, Monza Brianza e Lodi il progetto di trasformazione delle aree agricole in aree naturali «non è una priorità: le nostre aziende vanno sostenute e non penalizzate».
Anche la Lega contraria: «Si segue una logica che nulla ha a che fare con lo sviluppo sostenibile»
Riccardo Pase
(Lega), presidente della commissione regionale Ambiente, ha così commentato: «Non è possibile pensare che un parco agricolo nato proprio per vocazione agricola e con una forte presenza di agricoltori che in questo momento rappresentano una componente importantissima di sviluppo di Regione Lombardia, possa essere spazzato via per una logica che nulla ha a che fare con lo sviluppo sostenibile del territorio – ha dichiarato – Ricordo che la Lombardia è la prima regione agricola d’Italia, un primato che va incentivato e valorizzato, non ostacolato come vorrebbero i sindaci esponenti di Sinistra, che puntano invece ad imporre coercitivamente agli agricoltori la loro volontà, che ripeto, non è indirizzata ad innalzare la qualità dell’ambiente del Parco». Pase si è quindi unito alla manifestazione svolta sotto il Pirellone in cui Coldiretti e Confiagricoltura hanno presentato la petizione firmata da oltre mille agricoltori, che vogliono poter continuare a svolgere il proprio lavoro. «Una battaglia che mi sento pienamente di condividere nell’interesse del territorio – ha sottolineato – Stiamo parlando di oltre 9.000 ettari che rischiano di perdere la loro vocazione agricola per diventare Parco Naturale».
Cassina si unisce alla tutela della «vocazione agricola del parco»
Sono stati 11 i sindaci contrari al progetto, tra questi il Sindaco di Cassina de’ Pecchi, Elisa Balconi.«L’Amministrazione è sempre dalla parte dei lavoratori e dell’ambiente – ha commentato – con questo voto abbiamo tutelato la vocazione agricola del parco e i suoi fruitori».«Abbiamo ascoltato le istanze degli agricoltori, – ha spiegato l’assessore all’Ambiente Fabio Varisco – in particolare una delegazione rappresentata da Coldiretti e Confagricoltura ha portato in Regione Lombardia una petizione firmata da un migliaio di imprenditori agricoli, contro la trasformazione. Nel Parco sono presenti circa 900 aziende, un centinaio delle quali sono fattorie didattiche e agriturismi. Riteniamo che gli agricoltori stessi siano sentinelle, custodi della biodiversità, di fauna e flora e che i vincoli già presenti tutelino il parco, senza bisogno di inserire aree naturali, che invece creerebbero ostacoli burocratici non indifferenti. Siamo d’accordo con quanto sottolineato da Alessandro Rota, Presidente di Coldiretti Milano-Monza-Lodi: gli agricoltori non vedono nessun beneficio da questa modifica, anzi, sostengono che l’unico effetto sarebbe quello di esporli a ulteriori limitazioni e aggravi normativi. La nostra scelta va nella direzione di sostenere il loro lavoro, anche quello che portano avanti quotidianamente di tutela ambientale».
Giada Felline