A partire da domani, domenica 24 gennaio, la Lombardia tornerà in zona arancione. Dopo giorni di scontri e scambi di accuse fra i vertici della Regione e l’Istituto Superiore di Sanità, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha accolto una rettifica dei dati inviata dalla Lombardia stessa, dando ufficialmente il via libera al cambio di fascia.
L’errore nei dati
A decretare il cambio di colore, però, non è stato un miglioramento dell’indice di contagio. Dalle ricostruzioni fatte finora dai principali quotidiani nazionali, pare che la Lombardia sia rimasta in zona rossa per una settimana “per errore”. I dati relativi alla settimana dal 4 al 10 gennaio, infatti, non riporterebbero lo stato clinico delle persone «con inizio sintomi». «Se il campo non è compilato», spiega il Corriere della Sera, «in assenza di informazioni, quando guariscono, non vengono depennati. In sintesi: entrano nel conteggio, ma non escono mai».
Negli ultimi report inviati dalla Regione, dunque, comparirebbero come “nuovi casi” anche centinaia di persone ormai guarite, soprattutto coloro che – in base alle nuove norme – possono interrompere l’isolamento dopo dieci giorni dalla scomparsa dei sintomi.
Di chi è la responsabilità?
Il 20 gennaio Regione Lombardia ha inviato all’Istituto Superiore di Sanità un documento di rettifica dei dati, che avrebbe fatto ridurre in modo significativo il calcolo dell’Rt – passato da 1,4 a 0,87 -, permettendo alla Lombardia di rientrare nella fascia di restrizioni in cui sarebbe dovuta rimanere già da inizio gennaio: la fascia arancione.
Sulla responsabilità di questa situazione, la nota diffusa dall’Istituto Superiore di Sanità non lascia spazio a interpretazioni.
«I dati forniti dalla Lombardia cambiano il numero di soggetti sintomatici notificati dalla stessa Regione. Alla luce della rettifica si rende necessaria una rivalutazione», scrive l’istituto. «L’Iss è un organo tecnico scientifico che lavora con i dati inviati dalle Regioni e Province autonome e ripetutamente validati dalle stesse. Questo avviene da 37 settimane regolarmente con tutte le Regioni e Province autonome».
Il Pirellone, però, non ci sta e punta il dito contro l’Iss, accusato di aver «sovrastimato l’Rt a fronte di un’anomalia dell’algoritmo utilizzato per l’estrazione dei dati». Il Presidente Attilio Fontana, inoltre, ha specificato che «non c’è stata nessuna richiesta di rettifica da parte della Regione, ma un necessario aggiornamento di un campo del tracciato».
Una ricostruzione che verrebbe prontamente smentita dai verbali dell’Iss, che – come sottolinea il Corriere – parlano esplicitamente di «rettifica» dei dati da parte di Regione Lombardia.
«Ora dimissioni»
Nel frattempo, tornano a farsi sentire le opposizioni, che chiedono alla giunta regionale di ammettere l’errore e assumersi le proprie responsabilità.
«Fontana e la sua giunta sono arrivati al capolinea da tempo, ma stavolta non hanno davvero più scuse», ha commentato il senatore Franco Mirabelli (Pd). «Un’amministrazione fuori controllo e in stato confusionale può solo fare altri danni in una fase tanto delicata per la lotta alla pandemia e la campagna vaccinale. Ora dimissioni».
«Basta con gli show sulla pelle dei cittadini lombardi», ha aggiunto il viceministro Stefano Buffagni (M5s). «Fontana ha certificato un indice Rt sbagliato, che ha portato la Lombardia in zona rossa? Se hanno sbagliato, chiariscano, chiedano scusa ai lombardi, correggano. E lo facciano in fretta».