Mattia Borsotti, classe 1991, segratese, è all’esordio narrativo con la raccolta di poesie “Anatomia di un amore: il mio diario poetico” (Mario Vallone). Laureato in Ingegneria aerospaziale è studente-lavoratore in Data Science e uno dei collaboratori del Giornale di Segrate. Il dialetto calabrese si alterna alla lingua italiana, in un atto di amore alla Calabria, la terra natale materna.
Un percorso lungo dieci anni
Mattia Borsotti ama scrivere. Poesie. Le prime vere composizioni poetiche risalgono all’età di 20 anni.
«Ho sempre “cullato” il sogno di essere uno scrittore e ho agito, in modo sistematico e deliberato per diventarlo – ha esordito Mattia Borsotti – È stato un desiderio costante quello di “saper scrivere”, non una fatalità e nemmeno una dote che mi porto dalla nascita. Infatti non credo che qualcuno nasca poeta, credo piuttosto che ci si diventi».
“Anatomia di un amore: il mio diario poetico” è una raccolta di 40 poesie che trattano diversi temi quali l’amore, la famiglia, gli affetti, l’amicizia, i temi sociali e i luoghi del cuore.
«Ho scritto in momenti particolari della mia vita, l’ho fatto per tentare di immortalare quei momenti, per fissarli per sempre “nel tempo e nello spazio” e nella mia memoria – ha spiegato Mattia Borsotti – Le poesie sono delle specie di pietre miliari che mi servono per tracciare il percorso che sto seguendo, nel bene e nel male, dei riferimenti fissi per la navigazione. Segnano le tappe della mia esistenza, comune a miliardi di individui, ma che io, per vanità o per missione, ho deciso di raccontare e lasciare impressa in lettere di fuoco».
Un significato profondo
La poesia come espressione dell’animo umano. Della gioia, del dolore, della paura, della consapevolezza. Racconto di vita.
«La poesia è l’estremo tentativo di trovare un significato profondo a quello che ci accade, alla nostra esistenza e alla nostra felicità, anche se più spesso al nostro dolore – ha commentato Mattia Borsotti – Il poeta è una sorta di naufrago che, nel momento della tempesta, trova il tempo di scrivere. È un sommozzatore che si immerge nelle profondità del suo animo per coglierne gli elementi originali, per osservarsi in maniera spietata. La scrittura è spesso dolorosa poiché richiede che ci si scontri con l’idea che ci siamo fatti di noi stessi, del mondo e delle persone che ci stanno attorno. Quando scrivo una poesia succede che per un po’ di tempo io rimanga svuotato e che nulla, nemmeno pensandoci, mi venga in mente».
Calabria, terra mia
Alla madre brattiroese e alla Calabria Mattia Borsotti ha dedicato alcune poesie scritte in dialetto calabrese, con la traduzione, e due poesie in italiano dedicate a Tropea e agli emigrati calabresi in Argentina.
«Ho motivo di credere che le prime parole di affetto a me riferite fossero in calabrese – ha spiegato Mattia Borsotti – Mia madre è nativa di Tropea e il calabrese, in un certo senso, è la mia lingua madre. Io sono sempre andato in Calabria durante le mie estati. Mi piace pensare di poter veicolare le emozioni che provo, legate alla particolare esperienza, momento e situazione. Un messaggio di semplicità, a volte di speranza, di passione che vuole parlare, idealmente, a tutte le persone».
Un’amica speciale
Un pensiero a Maya Putri, un’amica illustratrice di origine indonesiane, che ha disegnato la copertina: due innamorati a Venezia e due mani che, a uno sguardo attento, si stanno allontanando.
«Ho la fortuna di avere un’amica come Maya – ha concluso Mattia Borsotti – Lei ha saputo toccare corde, con il suo tocco artistico, che io non avrei saputo toccare. E il risultato è una copertina, come volevo io, malinconica e leggera. Anche il titolo della raccolta ne è strettamente legato perché è quello che abbiamo cercato di rappresentare: è da intendersi come “nascita vita e morte di un amore”».
Mattia Borsotti guarda al futuro con l’energia e la voglia di continuare a scrivere. Altri importanti scrigni di vita.
Augusta Brambilla