Sara Gambazza, classe 1962, nasce a Parma ma vive a Brugherio dal 1990, è un’artista a tutto tondo. Scenografa, costumista, decoratrice e restauratrice. Una carriera professionale che inizia a Bari, nel 1984, quando si diploma all’Accademia delle Belle Arti, e prosegue a Milano, dove frequenta il corso di “Decorazione e Trompe l’oeil”. La passione per la fotografia si affaccia agli albori della giovinezza, vissuta tra il Brasile e l’Italia, e non l’abbandonerà mai più.
Una porta ancora da schiudere
Tante sono state le esperienze vissute, ricordi d’infanzia, di viaggi, di scoperte e innumerevoli le immagini scattate. Sempre vivo il desiderio di continuare a esplorare.
«All’Accademia scelsi un corso di fotografia facoltativo e con i primi soldi guadagnati, stando davanti all’obiettivo, acquistai una macchina fotografica Yashica FR usata e completamente manuale – ha dichiarato Sara Gambazza – Erano altri tempi. C’era la camera oscura di un amico ritagliata nel garage, c’erano le scorribande nelle vecchie ville abbandonate della campagna pugliese alla ricerca di angoli suggestivi e le tracce del tempo a scrostare pareti e persiane. C’era la città vecchia di Trani fatta di pietra e sole, il porto, i legni colorati delle barche e c’era la vista dietro la finestra così cambiata: dai grattacieli dell’Avenida Paulista di Sao Paulo, alle antenne della televisione stagliate contro il tramonto tra quei tetti piatti che erano anche terrazze. E non era proprio possibile restare impassibili a tanto contrasto e a tanta bellezza: andava fermata. C’era ancora tutto da decidere: scenografia, costumistica teatrale, moda. Ogni cosa era possibile e ogni porta ancora da schiudere».
L’approccio alla Fotografia Minimalista
Negli ultimi anni ha speso maggior tempo e dedicato più energie alla Fotografia Minimalista, ottenendo importanti riconoscimenti per le sue opere. Kendric Lum di Photographic Minimalism l’ha scelta quale artista in primo piano del mese di Novembre 2018.
«La mia formazione professionale ha una parte importante nell’impostazione generale delle fotografie per l’ambientazione, la scelta dei colori, la composizione, l’atmosfera e l’equilibrio ma ha anche un’influenza in senso contrario – ha spiegato Sara Gambazza -Impegnata nella decorazione pittorica, aggiungo e arricchisco pareti e soffitti e questo, probabilmente per reazione, mi ha avvicinato alla fotografia minimalista con estrema curiosità, grazie al suo potere di evidenziare “sottraendo” e dare importanza a qualcosa che a uno sguardo superficiale sfugge. Elevare a protagonista ciò che non lo era in apparenza fa parte di un processo creativo che trovo molto stimolante».
Pensiero e comunicazione
I soggetti delle sue immagini sono la natura, i paesaggi, le nature morte, i ritratti, i vecchi muri, i legni corrosi dal tempo. Le porte e le persiane, che evocano nostalgia del passato e memoria di felicità, sono i preferiti.
«In uno scatto c’è l’intento di cogliere, raccogliere e accogliere, non solo un momento, un oggetto, un volto, e un paesaggio ma anche un’emozione che attraverso quell’oggetto, quel volto e quel paesaggio possa raggiungere chi guarderà l’immagine, forse si potrebbe dire una fotografia emozionale –ha raccontato Sara Gambazza– La scelta cade spesso su oggetti che hanno una valenza simbolica o metaforica che non sempre sarà la stessa di chi legge l’immagine, ma ciò ha un’importanza relativa poiché considero un valore aggiunto il suggerimento di una diversa chiave di interpretazione».
La fotografia è un’arte che permette di unire luce e materia e di vedere e scoprire la bellezza del mondo attraverso l’immaginazione dell’uomo e quindi anche dalla scelta che l’obiettivo fa del particolare.
«Una semplice occasione quotidiana può rivelarsi preziosa perché il nostro modo di guardare non si ferma alla superficie, ma desidera abbracciare il mondo in ogni suo particolare, in ogni sua sfaccettatura e da ogni prospettiva –ha concluso– La macchina fotografica è il mezzo ma dietro c’è una persona che attraverso la sua peculiare maniera di osservare finisce per rivelarsi. Penso quindi che la fotografia sia contemporaneamente pensiero e comunicazione».
Augusta Brambilla