Cinque musicisti con la passione per il metal e la voglia di tornare a suonare dal vivo. È la storia dei Brutal Cancan, una giovane band nata nel territorio della Martesana, che da qualche anno calca i palchi della Lombardia per tenere viva la musica metal. Il gruppo è composto da cinque membri – Phil alla voce, Elena e Fede alla chitarra, Luca al basso, Fra alla batteria -, uniti da amicizie di lunga data, incontri fortuiti o semplicemente dalla vicinanza geografica.
«Cerchiamo un sound innovativo e riconoscibile»
«Il progetto di metter su un gruppo musicale risale al 2014 – hanno raccontato -, ma è solo dal 2017 che abbiamo iniziato davvero a suonare dal vivo e a essere un gruppo musicalmente attivo. La formazione con cui ci presentiamo adesso è arrivata dopo tanti cambiamenti».
Se comparato con altri generi musicali – rap e rock in primis -, il metal può contare su un numero molto più ridotto di ascoltatori, il che rende ancora più ardua l’impresa di riuscire ad emergere e raggiungere il grande pubblico. Per questo i Brutal Cancan hanno scelto di non limitarsi a un solo sottogenere musicale, ma aprirsi a uno stile più sperimentale e innovativo, che possa rendere il loro sound perfettamente riconoscibile.
«Solitamente le band metal partono con un obiettivo preciso», ha spiegato Phil. «Ciascuno di noi invece, pur identificandoci tutti con il metal, ha i propri punti di riferimento. Vogliamo sfruttare questo aspetto per arricchire la nostra musica».
«Facciamo leva sul non etichettarci in un sottogenere, ma mischiare tutto ciò che piace a ognuno di noi e creare qualcosa di innovativo», ha aggiunto Francesco. «Solo così possiamo creare un sound che sia davvero nostro e riconoscibile. Per di più, negli ambienti del metal underground non c’è molta solidarietà né fra il pubblico né fra le band. È una sorta di gara implicita, che rende ancora più difficile proporsi e soprattutto emergere».
L’esperienza dell’album
Nel 2018 i Brutal Cancan hanno pubblicato l’album Polemos, il loro primo grande progetto musicale, completamente autoprodotto. Un’esperienza che gli ha permesso di lavorare ancora più a stretto contatto gli uni con gli altri, migliorando l’armonia del gruppo, la qualità di resa e soprattutto le chance di suonare dal vivo.
«L’album è nato come esperienza per presentare live qualcosa di già esistente», ha spiegato la band. «Una sorta di biglietto da visita per i concerti dal vivo».
«Per Polemos ci siamo lasciati interamente nelle nostre mani anche per esigenze di portafoglio», ha aggiunto Federico. «Dopotutto, era il nostro debutto e non sapevamo ancora quale sarebbe stata l’accoglienza della scena. Durante la fase di produzione non abbiamo seguito un metodo preciso, tant’è che alcuni dei punti di forza dell’album sono stati inseriti quasi per illuminazione, senza essere stati pensati in precedenza».
Il periodo Covid e il nuovo singolo
Forti di una nuova formazione e tanta voglia di suonare, i Brutal Cancan hanno iniziato il 2020 con l’incisione del nuovo singolo Sarariman. Proprio nel mezzo della fase di registrazione, però, la pandemia li ha costretti ad uno stop.
«Ci mancava soltanto qualche arrangiamento finale e un assolo di chitarra, ma è arrivato il lockdown», hanno raccontato. «Ci siamo trovati bloccati fino a maggio inoltrato senza poter far niente, perciò abbiamo deciso di rinviare tutto a dopo l’estate».
Questa volta, per la registrazione del nuovo singolo – uscito ufficialmente il 10 novembre e già disponibile su Spotify – i Brutal Cancan hanno deciso di rivolgersi a un professionista. «La differenza nella resa finale si è sentita – hanno commentato -. Avere una persona a supporto ha reso tutto più semplice e ci ha tolto l’ansia del dover fare tutto per conto nostro».
Anche se di questi tempi il futuro è sempre incerto, al momento la band sembra avere le idee piuttosto chiare. «Continueremo sicuramente con la strada dei singoli – hanno spiegato -. Abbiamo parecchio materiale lasciato indietro e oggi questa strategia è quella più utile per farsi notare». Riuscire a farsi un nome sui social è diventato fondamentale, soprattutto negli ultimi anni, in cui sempre più locali di musica dal vivo si ritrovano costretti a chiudere i battenti.
«Nel giro di dieci anni c’è stata una scomparsa di locali fisici per la musica live, che è stata resa definitiva dal periodo del lockdown», hanno raccontato. «Oggi navighiamo in acque molto difficili, ma noi non vediamo l’ora di tornare a suonare».
Per quanto riguarda i piani per il futuro, invece, l’obiettivo rimane sempre quello di fare un album e firmare con un’etichetta. «Per il momento è tutto da vedere, però non si sa mai».