Didattica a distanza: la testimonianza di tre professoresse

Scuole, studenti e insegnanti erano preparati a tornare alla didattica online?

Ph: Claudia De Salvo
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Da lunedì 26 ottobre gli studenti degli Istituti secondari lombardi sono tornati a svolgere la didattica a distanza. A prevederlo è l’ordinanza n. 263 firmata dal Presidente della Lombardia Attilio Fontana, con la quale spera di contenere la curva del contagio in Regione. «Le scuole secondarie di secondo grado e le istituzioni formative professionali secondarie di secondo grado – si legge nell’ordinanza – devono realizzare le proprie attività in modo da assicurare lo svolgimento delle lezioni mediante la didattica a distanza delle lezioni per l’intero gruppo classe». 

Dopo la didattica online organizzata per la prima ondata della pandemia da marzo 2020 fino alla fine dello scorso anno scolastico, studenti e insegnanti delle superiori lombarde devono nuovamente rinunciare agli spazi fisici della scuola e a rimettersi davanti a un computer.

La redazione di furidalcomune.it ha contattato tre docenti per chiedere come viene affrontata la situazione nelle loro scuole, tra difficoltà, risorse e impatto sulla preparazione degli studenti.

Franca Morello, vicepreside dell’IIS Machiavelli

«Tutte le classi del liceo sono online –

ha detto – La decisione è stata repentina. Non ci aspettavamo un passaggio rapido per la didattica a distanza per tutte le classi. Immaginavamo uno scenario intermedio – ha sottolineato – Ci eravamo attrezzati per il distanziamento e tutte le misure precauzionali per evitare il contagio e avevamo deciso di passare al 30% delle classi a distanza». 

Quanto ai criteri di valutazione degli studenti Franca Morello ha concluso: «Siamo più preparati per arrivare ad una valutazione il più possibile oggettiva. Stiamo progettando percorsi didattici che ci permettano di proseguire la didattica a distanza. Ora sappiamo cosa fare per raggiungere gli stessi obiettivi (della didattica in presenza, ndr)».

Claudia De Salvo, professoressa dell’ITIS Molinari

«Da un punto di vista organizzativo siamo tutti esperti e siamo più preparati. Anche gli studenti sanno già come comportarsi –

ha detto – Vanno a scuola i docenti per i ragazzi che hanno bisogno e che possono seguire in presenza, ma in realtà sono molti pochi quelli che vengono».

Sull’impatto emotivo che può avere la didattica a distanza Claudia De Salvo ha sottolineato: «Molto triste entrare in una classe vuota. Sei abituato a sentire le chiacchere. La prima ora che ho avuto oggi (lunedì 26 ottobre, ndr) un ragazzo mi ha detto che va male. Erano abbastanza tristi e mogi. Si erano abituati a stare insieme».

Laura Vecchi, professoressa dell’ITSOS Marie Curie

«Premessa: sono un’inguaribile ottimista, con una forte tendenza a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, oltretutto sono appassionata da molti anni di didattica digitale, dagli anni in cui la mia scuola, l’Itsos di Cernusco, era entrata nel progetto Generazione Web – ha spiegato – Ritengo che una buona didattica digitale possa sopperire moltissimo, certo non totalmente, alla didattica in presenza. Per assurdo vi posso assicurare anche dal punto di vista relazionale. Mi piace riferire un caso di una studentessa di quinta dello scorso anno che ha avuto un eccellente risultato alla maturità anche in virtù del fatto che in dad (didattica a distanza, ndr) le è stato più semplice instaurare rapporti diretti con gli insegnanti, potenziando così la sua naturale propensione all’approfondimento personale».
«In sintesi l’Itsos si era fatto trovare abbastanza pronto all’appuntamento di settembre  con tutte le prime in presenza e le altre classi in presenza al 50% – ha sottolineato – Certo nessun modello creato sulla carta è poi perfetto una volta messo in pratica, infatti abbiamo istituito una commissione per l’innovazione didattica che potesse monitorare, proporre correttivi e soprattutto, dal mio punto di vista, elaborare progetti innovativi per il futuro, indipendentemente dall’emergenza sanitaria».
«L’improvviso ritorno alla dad non ci ha creato troppa sofferenza, abbiamo mantenuto solo in presenza e solo per questa settimana le prime, ma a giorni alterni a gruppi dimezzati Certo si è interrotto un percorso di didattica integrata. Quello che è davvero disastroso – ha concluso – è l’incertezza e che non si investa seriamente sulla formazione dei docenti, che sono nella maggioranza dei casi degli ottimi volontari».