Gli italiani come vedono le adozioni di bambini? Questa la domanda alla quale Italiaadozioni, associazione con sede a Cernusco sul Naviglio che cerca di promuovere la cultura dell’adozione, si è posta e alla quale ha cercato di dare una risposta. Per farlo ha condotto un’indagine, con la collaborazione dell’agenzia specializzata Praxidia e il contributo di diversi docenti universitari.
Da quello che emerge, gli italiani hanno un’opinione positiva dell’adozione e spesso il consiglio di sceglierla come via arriva dalle persone che la conoscono in modo diretto, grazie a contatti con persone o famiglie adottive. L’approccio mentale verso l’adozione trova un riscontro anche nel numero di bambini adottati. L’italia, nonostante un calo dal 2012 che riguarda però tutto il mondo, è il primo Paese in Europa e il secondo al mondo (dopo gli Stati Uniti) per numero di adozioni, che dal 2000 al 2018 sono state 50.152.
«Più del 71% del campione conosce l’adozione, conosce delle famiglie adottive e le ammira – ha spiegato Ivana Lazzarini, presidente di Italiaadozioni – L’esperienza diretta è la fonte principale di informazione e di conoscenza dell’adozione, anche se la percentuale di adozioni (nella propria famiglia o tra parenti) nel campione è bassa e in linea con la percentuale di persone adottate nella popolazione italiana (inferiore al 10%). Oltre all’esperienza diretta e personale – ha sottolineato – circa oltre l’80% degli intervistati conosce l’adozione attraverso racconti e libri, in cui l’esperienza genitoriale è descritta come gioiosa, appagante, ma anche sfidante».
Il calo complessivo del numero di adozioni può essere dovuto a svariate ragioni: da rappresentazioni semplicistiche o distorte del tema da parte dei media, ad altre vie di accesso alla genitorialità, come la procreazione medicalmente assistita, fino ad un sistema adottivo farraginoso, con lunghe attese e costi alti.
«Ci auguriamo – è l’auspicio di Ivana Lazzarini – che il Governo possa davvero prendere in seria considerazione il tema delle adozioni, reso ancora più urgente a fronte di un calo consistente e progressivo delle nascite».