Ora che la fase acuta dell’emergenza covid-19 sembra passata e si inizia a pensare al futuro, pare già chiaro che l’emergenza sarà sociale. Problemi economici, con perdita o riduzione dell’orario di lavoro, sociali e anche, a volte, psicologici.
Chi si occupa di aiutare e offrire servizi alle persone sta già pensando a come rimodulare la propria offerta, consapevole che le esigenze sono cambiate e alcuni problemi non potranno che acuirsi. Tra loro ci sono le ACLI che, nell’organizzazione della fase 2, hanno predisposto un questionario online anonimo «per indagare opinioni, stati d’animo, mutamenti di esigenze e aspettative future». Un modo dunque per attrezzarsi a rispondere ai bisogni reali di un futuro incerto.
Il questionario indaga e mette in relazione la condizione occupazionale con eventuali problemi o preoccupazioni di natura economica. Viene anche richiesto con chi si vive, il proprio stato di salute psicofisico, se si hanno contatti con l’esterno e, in caso affermativo, quali sono i principali strumenti di comunicazione utilizzati. Il questionario pone anche una domanda cruciale: «In quali ambiti dovrebbero impegnarsi le ACLI?».