Con la delibera del 12 maggio con cui Regione Lombardia dà il via ai test sierologici, utili a individuare all’interno di un individuo gli anticorpi necessari per combattere il virus e a stimare la diffusione del contagio in una comunità, alcuni Comuni della Martesana hanno cominciato a darsi da fare per acquistare i test.
Tra questi anche Segrate, il cui Sindaco Paolo Micheli il 9 maggio scriveva «E’ l’ora di fare i test sierologici a tappeto, tamponi di verifica per chi risulta positivo e poi ancora il tracciamento, ossia la ricerca delle persone con cui è stato a contatto una persona contagiata per avvisarli del pericolo che stanno correndo e metterli eventualmente in quarantena».
La gara
Per procurarsi i test Segrate sta avviando una gara che verrà contesa tra cinque cliniche del territorio che già possiedono tutti i requisiti indicati dalla circolare della Regione per il rilascio del test. L’esito della gara si potrebbe sapere già entro la prossima settimana.
«Regione Lombardia – ha spiegato il Sindaco – prevede il test per tutti i lavoratori delle aziende. La nostra idea è cominciare dai dipendenti comunali e tutti coloro che in qualche maniera dipendono dal comune (cooperative, farmacie ecc…). Vorremo poi fare una convenzione con le aziende segratesi – ha continuato Micheli – per cui tutte le aziende del territorio potranno usufruire della convenzione a un prezzo conveniente e concordato con il Comune insieme alla clinica che vincerà».
Saranno invece i medici di base di volta in volta a indicare chi dovrà essere sottoposto al test tra i cittadini di Segrate.
I test
Pur privilegiando quelli con prelievo venoso – i test indicati dalla Lombardia si chiamano CLIA o ELISA – che hanno una maggiore probabilità di non individuare falsi positivi o falsi negativi, il Sindaco Micheli vorrebbe comunque estendere la possibilità a tutti i cittadini di effettuare almeno i così detti test rapidi, cioè quelli tramite prelievo capillare, perché più veloci ed economici, anche se non riconosciuti dalla Regione perché «essendo di natura puramente qualitativa – si legge nella scheda informativa sul sito – possono solo indicare la presenza o assenza di anticorpi e non vi sono al momento evidenze prodotte da organismi terzi in relazione alla loro qualità».
«A mio parere – ha detto il Sindaco di Segrate – bisognerebbe tenere insieme l’intero pacchetto: prima far fare il “pungi-dito” (n.d.r. test rapido) a tutti. Quelli positivi passano al prelievo venoso e se dovesse essere positivo anche questo si chiederà il tampone» ha infine concluso Micheli.
Sull’argomento abbiamo scritto anche: Covid-19, in Lombardia via libera ai test sierologici per i privati