Non sono passate neanche 24 ore da quando Francesco Boccia, ministro per gli Affari Regionali, ha parlato di un bando per reclutare 60.000 assitenti civici per la fase 2, che già è scoppiata la polemica, con il fuoco incrociato di opposizione e maggioranza. I volontari, ha detto il ministro, «aiuteranno i nostri sindaci nel rammentare a tutti le regole del distanziamento sociale», oltre a fornire quei servizi – come la consegna di farmaci e spesa a domicilio – già partiti nella fase 1. Tutti potranno presentare la domanda, ma la precedenza verrebbe data agli inoccupati, a chi non ha vincoli lavorativi e ai percettori del reddito di cittadinanza o altri ammortizzatori sociali.
«Dopo le migliaia di domande di medici, infermieri e operatori sociosanitari, arrivate alla protezione civile nel momento maggiore di emergenza negli ospedali italiani – ha scritto Boccia – ora è il momento di coinvolgere tutti i cittadini che hanno voglia e opportunità di dedicare una parte del loro tempo settimanale al Paese».
Sostegno del presidente ANCI
Ma sulla misura sono piovute critiche sia dall’opposizione che dalla maggioranza. Non solo Italia Viva, ma anche alcuni esponenti dem e 5 stelle hanno criticato il ministro per la fuga in avanti. In soccorso di Francesco Boccia è arrivato Antonio De Caro, sindaco di Bari e presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani. «Quello che sarà pubblicato è un bando della protezione civile per selezionare volontari. Quei volontari che ci hanno aiutato a consegnare la spesa o i medicinali a chi non poteva uscire di casa nella fase di emergenza, e che in questa nuova fase stanno facilitando gli accessi contingentati ai parchi e ai mercati, contando il numero di persone che entrano ed escono o alla riapertura delle spiagge potranno spiegare le regole per l’accesso – ha detto – Insomma svolgeranno le attività che i volontari hanno svolto in questi mesi – ha sottolineato il presidente ANCI – tenendo in piedi le nostre comunità. Il bando serve a trovarne di nuovi, visto che – con il progressivo ritorno al lavoro – molti di coloro che si sono prestati nel primo periodo di emergenza, non hanno più la stessa disponibilità di tempo».