Scelta l’applicazione italiana per il tracciamento dei contagi

    L'applicazione, che per il momento si chiama Immuni, funzionerà grazie al Bluethoot, ma non seguirà i movimenti delle persone, garantendo l'anonimato

    Young man with cellular phone
    Young man holding white mobile phone in hand, messaging, using smartphone app, close-up
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    Alla fine, dopo aver esaminato oltre 300 proposte, la scelta del ministero dell’Innovazione riguardo all’applicazione che avrà il compito di aiutare nella gestione dell’emergenza nella sua seconda fase, è ricaduta su Immuni: l’app della casa milanese Bending Spoons elaborata in collaborazione con il Centro Diagnostico Santagostino di Luca Foresti e con la società di marketing digitale Jakala. A ufficializzarne la scelta è stata la firma del Commissario Domenico Arcuri con l’ordinanza del 16 aprile che dispone «la stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito con la societa’ Bending Spoons Spa». Al via dunque la sperimentazione che avverrà prima solo in alcune regioni d’Italia.

    Funzionamento

    Posto che l’applicazione verrà concessa «con licenza d’uso aperta, gratuita e perpetua» anche per eventuali aggiornamenti, Immuni comincerà a funzionare tra qualche settimana. Alla base del funzionamento c’è il Bluethoot, una tecnologia che permette di avvertire la vicinanza di un altro dispositivo su cui è installata la stessa applicazione, fino a un metro di distanza. Ogni smartphone – e dunque ogni persona – sarà associato a un codice utente (ID), che permetterà al cittadino di rimanere anonimo. Quando un paziente a cui viene fatto il tampone risulterà positivo, sarà possibile avere la lista completamente anonima – perché al posto dei nomi ci saranno solo dei codici – a cui la persona contagiata è stata vicina nei giorni precedenti.

    Privacy

    Il Bluethoot in preferenza del GPS non è una casualità. Questa tecnologia infatti è anche quella che è stata giudicata più idonea dalla UE che ha chiarito «I dati sulla posizione dei cittadini non sono necessari né consigliati ai fini del tracciamento del contagio. Seguire i movimenti delle persone o far rispettare le regole non è l’obiettivo dell’applicazione. Questo creerebbe rilevanti problemi di sicurezza e di privacy».