#Noicisiamo: intervista a Paolo Penati, CEO di QVC Italia

Una piattaforma per offrire e chiedere aiuto in un momento delicato. Paolo Penati: «La nostra community ha risposto positivamente»

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#Noicisiamo è il nome che QVC Italia ha dato all’iniziativa lanciata con l’arrivo dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19. Una sorta di welfare orizzontale, dove i protagonisti sono gli utenti QVC. Un luogo dove far incontrare chi ha bisogno di aiuto per le necessità primarie e chi può offrirne.

Paolo Penati, CEO di QVC Italia, ha spiegato a fuoridalcomune.it come è nata e come si è sviluppata questa piattaforma che ha l’obiettivo, si legge sul sito, di «promuovere la cultura dell’aiuto e della collaborazione».

L’iniziativa #Noicisiamo nasce in modo estemporaneo o è il frutto di un radicamento di QVC sul territorio?

«QVC è una realtà italiana, parte di un gruppo internazionale presente in 7 paesi, con sede a Brugherio (MB) che impiega quasi 600 dipendenti del territorio. Siamo un retailer multicanale che offre shopping ed intrattenimento attraverso le sue piattaforme TV, web esocial. Operiamo su tutto il territorio nazionale e l’iniziativa nasce con l’obbiettivo di rafforzare le relazioni con il nostro pubblico, per essere più vicini, far sentire la propria presenza, dando un aiuto concreto in questo periodo particolare. Coinvolgendo una community di oltre 2,5 milioni di utenti, abbiamo deciso di lanciare un progetto tangibile, per fare in modo di sentirsi meno isolata e poter far fronte alle necessità primarie. La piattaforma www.noicisiamoqvc.it mette in contatto chi ha bisognodi un aiuto e chi può offrirlo: dalla spesa, agli acquisti primari consentiti, per dare e ricevere un aiuto affidabile a domicilio.In conformità alle direttive del Governo e con l’obiettivo di tutelare i cittadini, il progetto #Noicisiamo non è un invito a incrementarele uscite, ma ad agire con solidarietà aggiungendo alle proprie commissioni quelle di altri utenti della community QVC che ne hanno necessità, per aiutarli».

Dal vostro osservatorio quante sono le persone che hanno bisogno di aiuto?

«In Italia ci sono milioni di famiglie che usufruiscono abitualmente di vari servizi di assistenza a domicilio, dunque parliamo di un bacino potenziale molto ampio che può essere interessato al servizio».

Il termometro della solidarietà: quanti vostri clienti hanno offerto il loro aiuto?

«La nostra community ha risposto positivamente, con oltre 150 iscritti nei soli primi due giorni dal lancio, riscontrando una netta prevalenza delle offerte di aiuto, rispetto alle richieste».

Piattaforma o comunità? Quanto questa esperienza ha trasformato la società che dirige?

«Questa esperienza ci sta confermando che mettere il cliente al centro di tutto, come abbiamo sempre fatto e continueremo a fare, crea delle relazioni vere con la nostra community, che ci sta dimostrando la sua vicinanza, ricambiando le attenzioni e il “caring” che offriamo ogni giorno».

Come avete organizzato lo smart working in azienda?

«Lo smart working è una modalità di lavoro che abbiamo adottato da tempo in QVC. In questo contesto lo abbiamo reso disponibile a tutti i dipendenti eleggibili e recentemente lo abbiamo esteso anche ad oltre 100 membri del nostro call center interno. Nei casi in cui lo smart working non sia applicabile, pensiamo alle persone coinvolte nelle dirette televisive ad esempio, stiamo seguendo passo passo le indicazioni del Ministero della Salute affinché siano ridotti al minimo i rischi, implementando misure di prevenzione speciali fra cui la regolamentazione degli accessi al nostro edificio, compresa la misurazione della temperatura corporea, una pulizia straordinaria e la sanificazione degli spazi, il distanziamento delle postazioni di lavoro, e la fornitura di mascherine, guanti e disinfettante a tutti coloro che si recano in ufficio».