C’è chi ha dedicato il proprio discorso al significato della parola libertà, chi a quello di memoria e chi a quello di dolore. Chi ha ricordato gli italiani che hanno sacrificato la propria vita mettendo fine al Fascismo e chi ha paragonato quegli eroi di ieri a medici e infermieri che oggi combattono il virus negli ospedali. Chi ha parlato di guerra, settantacinque anni fa così come adesso, e chi invece chiede cautela nell’uso dei termini e pone i fatti da un’altra prospettiva. Chi ha cantato Bella Ciao, chi l’Inno di Mameli – o entrambi -, chi ha accompagnato le celebrazioni con la chitarra.
Sono stati molti i Sindaci che nei loro discorsi hanno trovato più di un’analogia tra l’emergenza che viviamo da settimane e le circostanze storiche che portarono l’Italia a celebrare la festa della Liberazione, e che hanno espresso l’amarezza nel ritrovarsi a trascorrere in sordina una delle ricorrenze laiche più importanti per il Paese. È stato un insolito 25 aprile, senza feste né cortei, ma molti Comuni della Martesana hanno scelto di riprendere in video le cerimonie a porte chiuse della deposizione dell’alloro al Monumento ai Caduti di ogni città.
Bussero, Applausi e canti dalle finestre
In mattinata la cerimonia istituzionale, durante la quale il Sindaco Rusnati ha voluto ricordare con un discorso il senso della libertà, al di là delle parole «Le parole perdono significato quando le dici continuamente, ma ora che la libertà di ognuno di noi è stata rapita, ricoverata, intubata e, guardate, è tutt’ora in rianimazione, solo ora che ci manca e la salutiamo via video come gli anziani nelle case di riposo, solo ora ne cogliamo il valore».
Nel pomeriggio il Sindaco Rusnati non ha voluto mancare l’appuntamento delle 15 per cantare Bella Ciao e l’Inno Nazionale dalle finestre. «Invito tutti… – un’esitazione – scusate, lo so che i discorsi dal balcone non portano bene» ha scherzato, affacciandosi dal balcone del suo appartamento, attrezzato di cassa e microfono per coinvolgere i busseresi nel canto «Ognuno da casa propria, ma come se fossimo ancora tutti insieme».
Cernusco,
«Non siamo insieme in piazza ma siamo uniti nella commemorazione e nella testimonianza.
– ha detto il sindaco Zacchetti nel video girato per l’occasione – Siamo nelle nostre case sui nostri balconi, dietro a quel tricolore simbolo di un’Italia che resiste, come oggi, come allora, come sempre. In questo momento di incertezza verso il futuro guardiamo ai protagonisti di quei giorni che furono combattenti e cittadini in prima fila per la ricostruzione del paese».
Da qui il ricordo del Comandante della XXVI Brigata del Popolo Felice Frigiero di Cernusco, «C’era anche lui quando i Tedeschi consegnarono le armi ai nostri partigiani, c’erano i nostri nonni e le nostre nonne, quelli che in molti purtroppo ci hanno lasciato in queste settimane».
Pioltello, Una nuova resistenza
«Mai avremmo immaginato una situazione difficile e surreale come quella che stiamo vivendo
– ha esordito nel suo discorso la Sindaca Cosciotti, durante la solenne cerimonia, alla sola presenza del vice sindaco Gaiotto e Fausto Cibra a rappresentare Anpi – Abbiamo ormai imparato parole che non conoscevamo, abbiamo riscoperto il senso della battaglia, della prima fila e delle retrovie. Siamo in una guerra che per ora ci vede perdenti e rinchiusi nelle nostre case a capire con quali armi possiamo intraprendere la battaglia. Paura, incredulità, rabbia, ma anche voglia di ripartire, di rinascere, di gettare nuove basi e nuove prospettive. Oggi stiamo vivendo una nuova resistenza».
Poi la Sindaca si è commossa, pensando ai morti di questi mesi, persone che, allora giovani e mosse da alti ideali, lottarono proprio tra le fila della Resistenza «È questa la generazione che in questi giorni ci sta lasciando, lasciando a noi il dovere di fare memoria e continuare la battaglia. Questo virus che forse vuol essere re, visto il nome, non ci troverà sudditi ma soldati».
Le foto della celebrazione raccolte in un video:
Cologno, Qualche riflessione di Rocchi
«Mi sembra particolarmente chiara la circostanza principale che rende particolare questa ricorrenza. Viviamo infatti oggi la privazione del principale diritto dell’uomo. Non siamo liberi. Prendo spunto da qui per ricordare l’importanza del sacrificio, dell’eroismo e dell’altruismo degli italiani che nella primavera del 1945 si batterono per la libertà. Oggi capiamo tutti sulla nostra pelle quale fosse la posta in gioco».
Tuttavia il Sindaco Rocchi ha precisato «Naturalmente le premesse della privazione di libertà che oggi viviamo sono da considerarsi completamente diverse rispetto a quelle tiranniche che privarono gli italiani della libertà fino alla primavera dell’aprile 1945».
Vimodrone, Le parole del partigiano
Il Sindaco Veneroni e Umberto Ursetta, presidente di Anpi Vimodrone, hanno dedicato il 25 aprile al ricordo di chi ha offerto la propria vita per garantire libertà e democrazia, segnando un capitolo fondamentale della storia italiana.
Durante le sobrie ma sentite celebrazioni per il 75° della Liberazione, c’è stato anche il tempo per una chiamata ad Angelo Bonetti, il partigiano che dal 1948 vive a Vimodrone e che ha colto l’occasione per ricordare i fatti che avvennero in quel lontano 25 aprile del 1945, di cui fu protagonista egli stesso.
Cassina, Milano e la Lombardia verso la vittoria
«Il 25 aprile appartiene a tutti noi italiani
– ha detto la Sindaca Balconi nel suo discorso a Cassina -. Nelle fila della Resistenza hanno combattuto donne e uomini, contadini, operai, intellettuali, studenti, militari, di ogni estrazione politica: azionisti, socialisti, liberali, comunisti e cattolici. Questo – ha affermato – è il significato che il 25 aprile ci deve restituire, oggi più che mai; il volto ferreo dell’Italia unita, che stringe i denti. Oggi come 75 anni fa Milano e la Lombardia trascineranno l’Italia verso la vittoria» ha infine concluso la Sindaca.
Segrate, Non c’è futuro senza memoria
«Questa mattina faccio fatica a sorridere
– ha ammesso il Sindaco Micheli – davanti agli occhi abbiamo il lutto e l’indicibile dolore che nelle ultime settimane ha funestato la nostra comunità. Oggi un invasore c’è: è piccolo eppure potente, invisibile eppure assassino. Tuttavia non è giusto che per parlare di epidemia si usi il termine “guerra”. La guerra quella vera l’hanno fatta i nostri nonni e bisnonni».
«Quante davvero saranno in totale le vittime del covid lo scopriremo più avanti. Quel che è certo è che chi ci ha lasciato sono stati i nostri genitori e nonni, gli ultimi che hanno vissuto la guerra e che sono stati in grado di raccontarci la Resistenza, avendovi partecipato. Questo virus ci sta strappando la nostra memoria».
La cerimonia, accompagnata dalle note di un duo di chitarre, si è svolta nel luogo simbolo di Segrate, la piazza con la fontana e il Monumento ai Partigiani di Aldo Rossi, un’occasione per ricordare i segratesi che hanno combattuto nella Resistenza: Arcide Cristei, morto in battaglia e Giorgio Visintin, fondatore dell’Anpi di Segrate.
Carugate, La liberazione dopo il dolore
Il Sindaco Luca Maggioni ha scelto quest’anno di celebrare il 25 aprile di fronte alla lapide che commemora i 96 giovani carugatesi che nel 16 giugno del 1944 furono strappati dalle loro case e mandati nei campi di lavoro in Germania. Tutta la comunità, stretta nel dolore, pregò affinché i ragazzi potessero tornare a casa finché ciò avvenne con la cacciata dei nazi-fascisti.
«Solo capendo il dolore potremo celebrare veramente la gioia della liberazione – ha detto il Sindaco, aggiungendo l’augurio dell’Amministrazione – Oggi fatte le debite proporzioni stiamo vivendo un dolore di sofferenza: che il dolore vissuto dalle persone durante la guerra ci sia da esempio, per ricordare che dopo il dolore viene sempre la gioia della liberazione».