La poesia di Tommaso Di Dio: dare voce e realtà ai nostri sogni

Un libro che racconta di un ritrovato equilibrio e di una rinnovata maturità

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Tommaso Di Dio, classe 1982, docente di lettere all’Istituto G. Marconi di Gorgonzola ha nel sangue la passione per la poesia, nata ancora prima dell’insegnamento, e che lo ha portato alla pubblicazione, a febbraio 2020, del suo primo libro di poesie, “Verso le stelle glaciali”.

La poesia è «il mio modo di stare solo»

«L’insegnamento è un lavoro bellissimo e mi regala emozioni molto forti e intime eppure sento che la poesia sta in un luogo diverso, non lontano né vicino, semplicemente accanto a tutto ciò che faccio. In questo luogo non si parla di me: chi legge può trovare sé stesso-

ha esordito Tommaso Di Dio-. Ho iniziato a scrivere intorno ai 16 anni – ha proseguito – quando ho cominciato a sentire il bisogno fisico di costruire dei mondi espressivi con le parole e le loro immagini sonore. Mi affascinava l’assoluta libertà e la forza emotiva che le parole sapevano suscitare. La poesia, come tutte le arti, è lavoro sul linguaggio: approfondimento e meditazione sul mondo attraverso la parola».

La stella glaciale come un punto di riferimento e guida alla lettura

“Verso le stelle glaciali”

è una raccolta di poesie composte dal 2012 al 2019 anche se la stesura del corpo principale è avvenuta negli anni 2014-2017.
«Ho scritto le mie prime poesie in anni difficili per me e poi con il tempo ho sentito, invece, il bisogno di lasciare quel dolore alle spalle e di immaginare uno spazio di fuoriuscita, di liberazione – ha sottolineato Tommaso Di Dio -. La poesia ha anche questo valore: da un lato testimonia ed esprime, dall’altro può curare e fornire gli elementi per una liberazione interiore».
Un titolo che ha preso spunto dal viaggio di Cristoforo Colombo verso le Americhe. «Così è nata l’idea: come il marinaio naviga misurando la propria posizione con la stella polare, così vorrei che il lettore avesse nel percorrere i quattro itinerari, di cui il terzo è una riscrittura proprio del viaggio di Colombo, sempre di fronte a sé una propria “stella glaciale”, un punto di riferimento personale, fuori dalla pagina, che nondimeno lo conduca nel tragitto. Si legge sempre con uno scopo: mi piacerebbe che il lettore si accostasse con una domanda, un’esigenza, un desiderio».

Quattro itinerari e undici mappe per una ritrovata serenità

«Quattro è il numero della stabilità e questo libro racconta di un ritrovato equilibrio, di una rinnovata maturità –

ha spiegato Tommaso Di Dio –. Infatti, se la prima parte attraversa la città di Milano mostrando l’intensità dei suoi abitanti, la seconda si confronta con il dolore e la terza è allora il tentativo di fuoriuscita da questa condizione: un viaggio oltre la realtà, verso un continente aperto e inesplorato. Il quarto è il vero e proprio approdo con la successiva esplorazione di questa terra, che però non è la fine del viaggio: tutto infatti invita a ricominciare l’esplorazione, ma con gli occhi rinnovati dal dolore e dalla certezza di averlo superato». E sono undici le immagini o mappe «Il percorso è pensato come una pausa dalle parole della poesia: come un’occasione per esercitare lo sguardo in un altro modo. Le immagini assumono un significato completamente diverso da quello che rappresentano sia per la posizione in cui sono, cioè per le parole che le precedono e che seguono, sia per il fatto che sono poi descritte al termine del volume in un’appendice. La poesia è un certo predisporsi della mente, è anche, e forse soprattutto, il tentativo del linguaggio di cogliere tutto ciò che ci “parla” da un’altra dimensione del sensibile. Le mappe allora disseminate lungo il testo possono servire a questo: sono strumenti con cui indagare il proprio modo di percepire la realtà, di non darlo più per scontato».
Tommaso Di Dio sta già pensando a un nuovo libro: «Ho del materiale che negli anni ho trascurato e che invece mi sta chiamando. Sicuramente dopo l’estate mi rimetterò a scrivere e a dare forma perché stare nel lavoro della scrittura è la cosa più bella».

Augusta Brambilla