Il marcato accento bolognese ne renderebbe subito dubbia la provenienza, se non fosse che è da Cologno Monzese che parte in sella alla sua bici per girare il mondo. E il mondo – da Israele al Regno Unito, dalla Francia alla Spagna – lo accoglie a braccia aperte ogni volta che lo visita pedalando.
Nicolangelo Faraco ha 62 anni, ma la voglia di guardarsi intorno – acquisita probabilmente già in tenera età – non l’ha mai abbandonato: nato a Lauria, in provincia di Potenza, si è trasferito con la famiglia nel capoluogo emiliano a soli 4 anni, per restarvi fino all’età adulta, quando per amore si è spostato nell’hinterland milanese. Da sempre appassionato di attività sportive, ha dedicato diversi anni al tennis, per poi scoprire «quasi per caso» la bicicletta, diventata poi suo – secondo – grande amore.
L’amore per le due ruote
«Ho sempre avuto lo sport nel DNA, in gioventù ho praticato a livello amatoriale diverse attività, legandomi particolarmente al tennis, al quale mi sono dedicato per tanti anni». Poi, un desiderio di libertà che non trova sfogo sui campi in terra rossa, e la scoperta della bicicletta: «Ho iniziato con una mountain bike, andavo in montagna, vivevo la natura, mi godevo un particolare tipo di libertà mai sperimentato prima. Mi fa star bene con il corpo e con la mente, è estremamente rilassante. Ora sono in pensione, ma anche quando lavoravo ricordo che al termine della giornata prendevo la bici e pedalavo per un paio d’ore per liberare la mente. Poi, seguendo alcuni amici, sono approdato alla bici su strada, e ho scoperto un modo nuovo di pedalare».
Se gli venisse chiesto di scegliere, però, non potrebbe: «Sono due modalità uniche di vivere la bicicletta, con una posso permettermi di fare il giro dei laghi, con l’altra mi addentro nei boschi. Una mi dà modo di scivolare rapido e leggero sull’asfalto, l’altra di intraprendere viaggi più avventurosi senza mai lasciarmi a piedi».
Il mondo in sella: Tel-Aviv, Gerusalemme, Londra, Roma
Ed è proprio di questi viaggi a due ruote che mi faccio raccontare da Nicolangelo, che diversi ne ha vissuti e diversi ne ha in programma: «Nel 2015 ho fatto il giro d’Israele conun amico: è stato un po’ rischioso, ce lo sconsigliavano tutti. Però noi siamo partiti comunque, abbiamo imbarcato le bici su un volo per Tel Aviv e una volta atterrati siamo montati in sella e partiti verso nord, per il lago Tiberiade, per percorrere le strade di Gesù».
Mi racconta alcuni aneddoti biblici come la scelta degli apostoli (si narra sia avvenuta lungo le sponde del lago, ndr) sottolineando il proprio spirito disilluso, ma il fascino che prova per i pellegrinaggi è tangibile, se ne percepisce lo spessore. «Abbiamo proseguito verso sud, per raggiungere il Mar Morto. Da lì a Gerusalemme è stata una sfacchinata, siamo passati da -400 a +800 metri di quota, per un dislivello di 1200 metri in una trentina di chilometri». Una bella fatica. «Si impara a gestirsi, ci si allena. L’anno successivo ho fatto Milano-Londra in 8 giorni con due amici, avevamo le bici cariche delle borse, ma eravamo ben preparati. Ho percorso 2 volte la via Francigena verso Roma, fatto la Milano-Ancona e poche settimane fa il giro della Calabria con alcuni amici e un autista che si è premurato di portarci le borse da una tappa all’altra. Faceva caldo, si stava bene».
Il Cammino di Santiago in bicicletta
E poi il Camino de Santiago, che sembra generare una sorta di campo magnetico per lui, un’attrazione irrinunciabile. Lo ha percorso quattro volte, rinnovando a ogni ritorno a casa la necessità di riprenderlo, ancora e ancora, fino a questo 14 aprile, quando partirà per la Spagna per la quinta volta. «Per tre volte ho fatto il cammino francese, che parte dai Pirenei, di 800 chilometri; poi sono partito per quello inglese, più breve, di 100 chilometri, che prende invece il via dall’estremo nord della Galizia. Ora sono pronto per dedicarmi a quello portoghese: invece che da Lisbona, come il classico percorso prevede, partirò da Faro (a sud del Paese, ndr), in un viaggio di 1000 chilometri che mi porterà a Santiago. Ci vorranno dai 10 ai 12 giorni, ma non abbiamo prenotato il viaggio di ritorno: potremmo voler proseguire, chi lo sa. Magari decideremo di tornare a Milano pedalando – ride, ancora non si sa, specifica – non abbiamo più l’età per portarci la tenda ma sosteremo assolutamente negli ostelli, preferiamo la rinuncia a qualche comodità pur di permetterci un viaggio minimalista».
Una grande voglia di godere del vero spirito del Cammino, insomma. Ma cosa spinge un uomo che dal punto di vista religioso si definisce «disincantato», a tornare per la quinta volta a percorrere uno dei più famosi cammini spirituali esistenti?
«Per Santiago sono partito per puro spirito avventuriero, sì, ma quando ho messo la mano sulla pietra calda della cattedrale che trasudava storia ho percepito la trasmissione di una forte energia, ho sentito il bisogno di tenerla con me. Ho incontrato molti viaggiatori lungo il cammino, e ad accomunarli tutti è la nostalgia struggente, il bisogno di tornare, lo stesso che provo io. Mi riconosco in questo sentimento condiviso. Ti trovi inaspettatamente a conoscere gente, a raccontare dettagli intimi della tua vita a perfetti sconosciuti, a sopportare neve, freddo, nebbia e gelo, ma quel che poi ti resta è l’esperienza, la sensazione chiara di aver vissuto».
A permettergli di intraprendere questi viaggi è un allenamento costante, che lo vede impegnato tutto l’anno: «Questa mattina ho fatto un’uscita di quattro ore e mezza per 110 chilometri. È necessario tenersi attivi, e pedalate come quella di oggi sono un importante stimolo». E mi racconta qualche trucco del mestiere, piccoli segreti da ciclista, astuzie da viaggiatore sportivo: «La mattina vanno evitate le discese: il freddo arriva dritto in faccia e non hai necessità di pedalare, perciò non hai modo di scaldarti. Se fai salita invece fatichi, produci, ti scaldi. Quando ti capita di fare un errore di questo genere ne paghi le conseguenze e ti dici “mai più!”, così ora programmiamo bene i percorsi per fare in modo di non trovarci in difficoltà».
Intrigante in bicicletta, il libro
Le emozioni vissute e i percorsi intrapresi durante i viaggi verso Santiago de Compostela sono stati tradotti in un romanzo, uscito a novembre 2019 per Montedit. In “Intrigante cammino di Santiago… in bicicletta” Nicolangelo non racconta solo la sua storia, ma anche quella delle persone che ha incontrato e dei luoghi che ha visitato. Tutti dal punto di vista di un personaggio di fantasia che ripercorre le stesse strade, ne assapora gli stessi profumi. «Si tratta di una guida che può essere utile a chi non ha mai fatto il Cammino e vorrebbe sapere che cosa si prova e cosa si incontra. Ho voluto metterlo in chiave romanzo, raccontando sensazioni ed emozioni che ho vissuto ma decentrando la mia persona, stando in disparte. Le strade, le salite, i paesi e i percorsi sono del tutto reali». In programma c’è anche una presentazione a Villa Fiorita, a Cernusco.
Un risultato inaspettato che ha visto partecipe un luogo con il quale ha un forte legame: la sua Basilicata. «Nel luglio dell’anno scorso, quando ho ricevuto la notizia della pubblicazione, ero in montagna con i miei amici del Ciclo Club di Lauria. Abbiamo festeggiato e mi hanno proposto di presentarlo in paese: hanno preso una grande sala del comune, erano presenti più di cento persone, mi sono sentito bene». La prima presentazione del libro che racconta la sua passione che avviene proprio lì dov’è nato, la metaforica chiusura di un cerchio. È partito a soli 4 anni e sta girando il mondo in sella alla bici, ma le sue radici non si sono mai spezzate.