«Rimescolare le carte perché tanto è tutta zona rossa è una mezza follia»
. Il Prosessor Massimo Galli, responsabile malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, ha spiegato a in “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata perché ritiene un errore aprire la zona rossa iniziale, quella del lodigiano.
Durante l’intervista il titolare delle malattie infettive dell’ospedale milanese ha anche parlato dei rischi del sistema sanitario in caso di diffusione massiccia del virus e dei comportamenti superficiali di una parte della popolazione di fronte ai rischi del contagio.
Il lodigiano
Con il Decreto varato dal Governo nella notte tra Sabato 7 e Domenica 8 marzo tutta la Lombardia – insieme ad altre 14 provincie – è diventata zona rossa. Dunque via i blocchi stradali dal lodiagiano, la zona inizialmente off limits. Scelta che sicuramente alleggerisce la pressione sulla popolazione della provincia di Lodi ma che, secondo Galli, non è a rischio zero. «Una sciocchezza che si apra la zona rossa iniziale – ha detto -. Abbiamo avuto in quella zona – ha proseguito – almeno un mese di diffusione dell’infezione. Rimescolare le carte perché tanto è tutta zona rossa – ha concluso – è una mezza follia».
Sistema Sanitario
Decine di medici e infermieri ogni mattina si chiedono se i posti di terapia intensiva degli ospedali dove lavorano basteranno ad accogliere tutte le persone – non ci si ammala solo di coronavirus – che ne hanno bisogno. Proprio qui la logica di ridurre la diffusione del virus, per evitare che troppe persone si ammalino contemporaneamente con i conseguenti rischi di collasso per il sistema sanitario. Sistema già sotto stress, che sta reagendo a qualcosa per il quale non era preparato. «Non si poteva essere preparati, siamo in una situazione fuori scuola – ha sottolineato il Professor Galli -. Quello che sta succedendo – ha proseguito – sta superando in termini di scala anche le previsioni più azzardate».
Assembramenti
Tutti abbiamo negli occhi le immagini di centinaia di persone che, dopo la circolazione della bozza del Decreto, poi adottato, Sabato 7 marzo hanno preso – o cercato di prendere – il treno in direzione sud. Sicuramente il caso più eclatante di assembramento, ma non l’unico. Per giorni infatti una parte della popolazione ha continuato a vivere come se il virus non esistesse, o come se prenderlo, in fondo, non fosse una cosa poi così grave. Ed è evidente – lo dicono i dati – che il covid 19 è pericoloso soprattutto per le persone più fragili e anziane. «Si devono rendere conto – ha detto il Professore – che il momento è tale per cui il giovane che se la piglia l’infezione se la porta a casa e rischia di ammazzare il nonno e la nonna».