La sanità lombarda è ormai sotto una pressione altissima per la gestione delle terapie intensive affollate dai contagiati più gravi per Covid-19. Donazioni, riorganizzazione dei presidi ospedalieri e lauree anticipate riescono a mantenere in “galleggiamento” gli ospedali, ma la situazione è critica e da Regione hanno detto chiaro e tondo che l’unico modo non far collassare la sanità è rallentare il contagio.
La partita del «comportamento»
L’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, durante la conferenza stampa di ieri, martedì 10 marzo, ha esortato nuovamente tutti i lombardi a comportamenti responsabili per rallentare il più possibile la diffusione del Coronavirus, in modo da dare respiro a tutte le strutture ospedaliere.
«E’ una corsa contro il tempo. Va fermata la crescita dei contagi – ha detto l’assessore Gallera – A noi sembra di cogliere negli ultimi due giorni – ha proseguito – una maggiore presa di consapevolezza da parte dei cittadini. Bisogna evitare nella maniera più ampia – ha sottolineato – di contagiare o di essere contagiati».
Ipotesi megastruttura
Dimissioni anticipate, trasferimenti e aumento dei posti in terapia intensiva. Questa è la strategia di Regione Lombardia per cercare di contenere una situazione sanitaria che ha portato, come sottolineato dall’assessore Gallera, dei «presidi ormai allo stremo».
La prima strada è quella delle dimissioni anticipate dei pazienti meno gravi dai reparti di terapia intensiva che vengono mandati a casa o, se necessario, in determinate strutture a negativizzarsi. La seconda, prevede il trasferimento di pazienti ricoverati in terapia intensiva in ospedali di altre Regioni. Per il momento, secondo i numeri di Regione, sono state 30 le persone spostate, di cui una positiva al Covid-19.
In Regione stanno anche prendendo in considerazione l’ipotesi di attrezzare un’area per trasformarla in ospedale. La struttura a cui hanno pensato è quella dell’ex Fiera di Milano, che potrebbe ospitare fino a 500 pazienti con bisogno di cure intensive. Un’operazione simile agli ospedali tirati su dal nulla a Wuhan, focolaio iniziale dell’epidemia da Coronavirus, con il vantaggio di non partire da zero.