Elena Moretti, classe 1977, farmacista di Monza prestata alla scrittura, è al suo esordio in libreria con il romanzo “Quel che manca di te” (Mursia). Nell’intrecciarsi dei fili del destino nasce la storia d’amore di Eleonora e Stefano, i protagonisti, e nel dipanarsi della narrazione si va anche alla scoperta di sé, dei limiti e delle passioni, degli stati d’animo e dei pensieri in un tripudio di colori e emozioni così come è la vita.
UNA TRAMA CHE PRENDE SPUNTO DA UN’IMMAGINE REALE
«Questo romanzo è un tuffo nel passato quando, circa vent’anni fa, ero una delle volontarie della Croce Bianca. Una ragazza mi raccontò di essere stata invitata a casa di un amico che aveva perso l’uso delle gambe e di essere rimasta fortemente sorpresa dal fatto che vivesse in piena autonomia – ha raccontato Elena Moretti -. Da quel racconto e da quell’immagine, ho creato un personaggio che avesse questa fissazione “del faccio da solo nonostante sembri impossibile a chiunque” e, spontaneamente, gli ho messo accanto una controparte tutto pepe. La storia ha preso un taglio romantico e nel tempo si è arricchita a dismisura. Ci sono voluti più di dieci anni prima che riuscissi a scriverla per davvero.»
UN ROMANZO DI FORMAZIONE PER ELEONORA E STEFANO
«Un romanzo che coniuga due mondi “antiparalleli” che hanno talmente poco in comune da arrivare a scoprirsi reciprocamente indispensabili
– ha continuato Elena -. Non nego che si tratti fondamentalmente di una storia d’amore ma forse il peso maggiore in seno al racconto lo ha la crescita umana dei protagonisti. È l’incontro stesso di un “pianeta diverso” a dare il “la” al cambiamento in ognuno e non tanto l’attrazione reciproca che li lega. Finché la psiche dei personaggi è malata, anche il loro amore sarà malato. Sarà solo quando ognuno avrà saldato i propri conti in sospeso con la vita, anche l’amore entrerà in una dimensione vivificante.»
LA SCRITTURA COME VEICOLO DI MESSAGGI
«Non ho mai fatto corsi di scrittura e quando fantastico, in realtà, vedo una sorta di film: scrivendo, cerco solo di descrivere le scene che ho in testa. Per me è stato naturale frullare una storia d’amore con un protagonista che aveva subito una grave menomazione fisica, ero sinceramente convinta che fosse la cosa più normale del mondo e che il panorama letterario pullulasse di storie simili – ha affermato la scrittrice -. Invece ho scoperto che così non è e che la disabilità “tira” in libreria se si tratta di una storia vera, ma nei racconti di fantasia sembra faccia un po’ storcere il naso. Non avevo certo intenzione di dare il via ad una rivoluzione, ma se mi sono comunque trovata a sdoganare un tabù e se questo potrà contribuire a far maturare un po’ quello sguardo ancora immaturo con cui la nostra società considera persone che sono fuori dagli standard di bellezza e perfezione fisica, ben venga – ha continuato Elena Moretti -. La frase che riassume il messaggio del romanzo potrebbe essere questa “Ora che respiro insieme a te, mi rendo conto che, prima o poi, la vita ci porta a sbattere tutti contro le stesse cose. Che nessun dolore è esclusivo, pur nella sua unicità. E che, per questo, in nome di nessuna sofferenza avremo mai il diritto di chiuderci in noi stessi e buttare la chiave.»
PROGETTI E CONSIGLI
Elena si congeda con un pensiero a chi vorrebbe seguire le sue orme: «Scrivete per voi stessi e condividete con amici che possano commentare il vostro lavoro con obiettività e passione. Serve a migliorarsi e a migliorare come scrittori. Ma quel che conta, fra le due cose, è migliorarsi come persone. Non so cosa mi riserva il domani, ma so che il dono della scrittura mi accompagnerà ancora per molto tempo».
Augusta Brambilla