Legalmente 2019: l’abbraccio di Pioltello a Lea Garofalo

Tanti i presenti all'incontro per parlare della donna coraggiosa che disse "no" alla mafia

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Un racconto a più voci per parlare di denuncia, di coraggio e di mafia: l’incontro Legalmente 2019, svoltosi sabato sera a Pioltello e dedicato a Lea Garofalo, è stato un grande successo, con una sala consiliare gremita e la partecipazione di diverse personalità, tra cui la sorella.

LEGALMENTE 2019: GRANDE PARTECIPAZIONE

Sono stati circa 300 i presenti alla serata dedicata a Lea Garofalo. Una donna coraggiosa che è stata descritta e ricordata dalla sorella Marisa, che con calma e lucidità ha ripercorso gli episodi più significativi della breve vita della giovane calabrese, uccisa 10 anni fa dall’ndrangheta a Milano, perché ribellatasi alla cultura mafiosa e patriarcale della sua famiglia.

«È stata una testimonianza forte e incisiva – ha sottolineato il sindaco Ivonne Cosciotti -. Un inno alla legalità e al rispetto».

UN «NO ALLA MAFIA E NO ALLA VIOLENZA» COME MESSAGGIO

L’intento della serata è stato anche quello di ricordare che la cultura mafiosa e la violenza sulle donne si combattono con il coraggio e il coinvolgimento di tutti.

«Credo che la serata di sabato sia stata una delle più emozionanti a cui la città ha potuto partecipare – ha dichiarato il giorno seguente l’assessore alla Cultura Jessica D’Adamo –. È stato il racconto a più voci di quanto il coraggio della denuncia sia fondamentale quando si parla di contrasto alla mafia e di lotta alla violenza sulle donne. Due ore in cui è emerso, attraverso la testimonianza Marisa Garofalo e la recitazione di Lucia Vasini, come Lea Garofalo sia davvero un simbolo di queste lotte. Poi la precisione con cui Paolo De Chiara e Cesare Giuzzi hanno raccontato la presenza ndranghetista in Calabria e Lombardia ci ha spiegato che la mafia esiste ed “è riconoscibile” e il richiamo alla coscienza di ognuno di noi a non “girare la testa dall’altra parte” sia un imperativo civile per tutti noi. Imperativo – ha concluso l’assessore –  che i ragazzi del Machiavelli, con il loro bellissimo lavoro, hanno dimostrato di avere fatto proprio. E questa è stata un’altra grande soddisfazione».

LA SERATA

La serata si è aperta con il filmato “Rosso indelebile” realizzato dalla 1 Ct del Machiavelli sull’omertà e la violenza sulle donne, dedicato a Lea Garofalo. A seguire, è salita sul palco l’attrice Lucia Vasini, della compagnia Dario Fo Franca Rame, che ha recitato il famoso monologo Lo stupro di Franca Rame. La seconda parte della serata ha visto l’intervento dello scrittore Paolo De Chiara, che ha raccontato suo libro Il Coraggio di dire no. Lea Garofalo, la fimmina che sfidò la schifosa ‘ndrangheta. Stralci che hanno ripercorso la vita di Lea: la lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il rapimento, l’omicidio, l’occultamento del corpo, sottolineando come lo Stato abbia compiuto nei confronti di Lea degli errori risultati fatali, abbandonandola e non considerandola attendibile. A seguire c’è stato l’intervento di Cesare Giuzzi, giornalista del Corriere della Sera, che ha condotto diverse inchieste sulle infiltrazioni mafiose in Lombardia. Il suo racconto ha messo a fuoco il radicamento dell’ndrangheta a Milano e in Lombardia, le modalità in cui operano le ndrine, la guerra tra le cosche e il caso della “locale” ndrina ribelle di Pioltello, la loro tecnica di “inabissamento”, rimarcando però che l’ndrangheta c’è ed è visibile: «Per anni in Lombardia abbiamo fatto finta di non vedere, ma l’ndrangheta non è invisibile: sta a noi tutti non voltare la faccia dall’altra parte, non lo devono fare solo la magistratura e i Carabinieri, lo devono fare anche i cittadini, perché la mafia non è solo affare loro». Poi è arrivato il grande momento dell’ingresso in sala di Marisa Garofalo, che ha fatto un ritratto vividissimo della sorella, entrando nel dettaglio del percorso che l’ha portata a schierarsi contro la sua famiglia e l’ndrangheta. Ha iniziato raccontando del sua “fuitina” con un rampollo della famiglia mafiosa dei Cosco. La scoperta delle sue attività mafiose, l’arresto del compagno, la ribellione di Lea e «la sua ferma intenzione di cambiare vita, per sé e la figlia», gli episodi del rifiuto dei soldi “sporchi di sangue”, la fuga, la ricerca di un lavoro, gli attentati e la violenza per impedirle di essere indipendente, fino all’esplosione all’auto sotto casa, «Il terrore negli occhi della figlia Denise» e la decisione di denunciare tutto alla magistratura, venendo considerata semplice collaboratrice. «Lea è stata per sette anni in un programma di protezione, due volte gli è stato tolto, alla fine ha dovuto morire per essere credibile – ha mormorato Marisa Garofalo – . La sua morte è stata un delitto di ndrangheta, un femminicidio e anche un delitto di Stato». Marisa ha poi concluso raccontando gli episodi con i quali il padre di Denise ha tentato di comprare la ragazza, mentre Lea era in vita e anche subito dopo la sua morte «Denise poteva stare con suo padre, dalla parte dei soldi, ha deciso di stare dalla parte della parte di Lea, della giustizia e della legalità». Al termine di queste parole, nella commozione generale, è partito l’audio delle parole proferite da Denise al funerale laico tenutosi a Milano nel 2013, alla presenza di don Ciotti di Libera e dell’allora sindaco Giuliano Pisapia, in cui la ragazza, davanti alla folla, lancia l’appello: «Mia madre ha avuto il coraggio di dire no alla mafia. Ricordatela per la giustizia di tutti».
La serata si è conclusa con altri due pezzi teatrali recitati da Lucia Vasini, seguite alcune letture di casi di donne che hanno subito violenza da parte del sindaco e dell’assessore alla Cultura. Infine, tutti i protagonisti sono saliti sul palco per un grande abbraccio corale a Marisa Garofalo.

Una serata memorabile, che vedrà la sua conclusione il 4 dicembre, alle ore 20.30 in Sala eventi biblioteca comunale, con un incontro dal titolo “Beni confiscati alla mafia: la trasformazione e l’utilizzo sociale a Pioltello”, a cura della Rete Antimafie della Martesana.