Giovanni Vitali, fotografo e scultore da Melzo fino in Rai

Un artista a tutto tondo che nelle città dell'Est Europa ha - letteralmente - lasciato il segno

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Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Repubblica Democratica Tedesca, Jugoslavia, Polonia, Romania e Ungheria sono solo alcuni dei Paesi che ha visitato e in cui ha fatto in modo che, grazie all’arte, nessuno si dimenticasse di lui. Si chiama Giovanni Vitali, è del 1981 ed è il giovane artista – nato a Melzo e cresciuto a Pozzuolo Martesana – che ha fatto del suo viaggiare per l’Europa dell’Est una forma di narrazione, che lo ha portato persino a essere intervistato in Rai.

GLI STUDI E LA VENA ARTISTICA

«Il mio percorso di studi è stato tradizionale, il liceo artistico prima e l’Accademia di Belle Arti dopo–

ci ha raccontato Giovanni -. Qui ho avuto l’occasione di incontrare maestri veri, persone realmente appassionate e interessate agli studenti. In casa poi la cultura non è mai mancata, mamma insegnante e papà giornalista. Tantissimi libri e vacanze intelligenti, per parafrasare un celebre film di Alberto Sordi».

Sono diverse le esposizioni collettive alle quali ha partecipato in giro per l’Italia: «Una mostra è sempre una grande soddisfazione. Mettersi a nudo non è neanche facile però: si porta fuori dallo studio tutto ciò che si è fatto e ci si sottopone al giudizio di sconosciuti. Bisogna accettare le critiche e lavorare su di esse, c’è sempre tanto da imparare e da migliorarsi. Per cui non bisogna avere fretta nell’esporsi, ma nemmeno rinchiudersi nel proprio studio che rischia di diventare una comfort zone. Le mie opere nascono per un’esigenza comunicativa, nella forma che trovo più adatta di volta in volta. Un’opera d’arte funziona da sola, se funziona, non per il “significato” che ha».

IL SUO LIBRO 

Nel 2018 ha anche scritto un libro, Infedeli alla linea (Silvana2018), il cui titolo «fa il verso a un celebre disco italiano incentrato sull’ortodossia» ed è il frutto di un lavoro lungo otto tappe, da Tirana a Varsavia, per raccontare un pezzo di storia contemporanea, il comunismo dei paesi dell’area sovietica, che si è quasi dimenticato.

«Il progetto Infedeli alla linea nasce nel 2012 dopo un viaggio attraverso tutta la Romania. Affascinato dalle architetture, dai paesaggi e dalla storia del Paese, riemergono vecchie letture come Orwell e Benson, scrittori “distopici”. Questi testi trovano un palcoscenico perfetto per ambientare le loro storie, ricco di riferimenti e parallelismi fin troppo evidenti. Nasce così una passione per quelli che fino al 1989 erano i Paesi del blocco orientale: l’Europa dell’est. – ha sottolineato Giovanni -. Un grande disegno su carta, poi applicato con colla in loco, per narrare un episodio un personaggio o un luogo simbolico per ciascuna nazione che ho visitato. L’obiettivo di tutto il progetto è quello di rileggere un pezzo della nostra storia recente in una chiave nuova, cercando di riflettere sul fatto che ancora oggi, dopo il crollo del muro e la caduta dei regimi, il seme dell’ideologia può ancora crescere e svilupparsi in tanti ambiti diversi».

INFEDELI ALLA LINEA, LA MOSTRA

Le sue opere non lasciano certo indifferenti, colpiscono per metodo di realizzazione e significato. Per ogni nazione dell’Europa dell’Est, Giovanni ha realizzato un “wallpaper” dedicato a un episodio, un personaggio o un luogo simbolico del Paese preso in esame. Attraverso fotografie, opere su carta e la proiezione di un film in anteprima, l’autore mette in mostra i materiali raccolti nell’arco di quattro anni di lavoro. Tra le opere, il primo murales, realizzato a Varsavia nel 2014, che ritrae il prete martire Jerzy Popieluszko ucciso nel 1984, a 37 anni, dai funzionari del Ministero dell’Interno della Repubblica Popolare di Polonia.

«Oltre alle foto e ai video, cuore del progetto, si aggiungono di volta in volta altri elementi che riflettono ulteriormente sul lavoro svolto – ha sottolineato Giovanni -. A Milano, allo spazio ONOFF, ho portato alcune sculture in resina e una grande installazione di 14 mq che ricostruisce un’architettura residenziale tipica di quei luoghi».

UNO SGUARDO AGLI ANNI A VENIRE

Ma come vede, un artista come lui, il futuro?
«Guardo al futuro con speranza vera. Ora che non ci sono più i muri a dividere gli Stati ma le contrapposizioni è ancora più importante smetterla di considerare nemico chi la pensa diversamente da noi. Incontrandosi, confrontandosi. Per la mia arte, ho in cantiere ancora tanto materiale recuperato in giro per l’Europa che prima o poi salterà fuori».

L’INTERVISTA RAI

Qui

l’intervista che quest’anno Giovanni ha rilasciato a Est-Ovest, rubrica in onda sul tg regionale di Rai3.

 

Augusta Brambilla