Chi non ha mai giocato a Monopoli o a Risiko, alzi la mano! I giochi da tavolo sono uno degli intrattenimenti che hanno colorato il tempo di tutti, dall’infanzia all’adolescenza e fino all’età adulta, regalando momenti di puro divertimento e allegre risate.
Federico Baglivo, classe 1987, gessatese, consulente informatico, ha iniziato presto ad avere questa passione.
IL NUOVO APPROCCIO
«Già alla scuola media passavo pomeriggi interi a giocare assieme a mia madre e altri amici ai grandi classici, Monopoly o Brivido, e ricordo quegli anni come fondamentali per la mia formazione e introduzione a questo bellissimo mondo. Dopo qualche tempo di stop, quando il mercato dei giochi da tavolo è letteralmente esploso, mi sono riavvicinato sia come giocatore sia come game designer».
Un interesse che si è sviluppato in modo più profondo cinque anni fa: «La scintilla vera e propria è scattata quando mi sono approcciato, per la prima volta, a Zombicide, un gioco cooperativo in cui i giocatori, con i propri personaggi, devono portare a termine diversi obiettivi e scappare dagli zombie, che sono diventati la nuova razza dominante nel mondo post apocalittico in cui il gioco è ambientato. Zombicide mi catturò subito e, da quel momento, mi sono appassionato sempre di più al nuovo rinascimento dei giochi da tavolo».
I GIOCHI DI FEDERICO
Federico ha progettato un gioco da tavolo già in commercio, Let There Be Light, che si rivolge ai giovani dai dieci/dodici anni in su: «È uno strategico astratto molto simile per concezione a Go e Scacchi. Fin dall’alba dei tempi Luce ed Oscurità sono stati in sostanziale equilibrio, ma quando quest’ultima decide di iniziare ad aumentare il suo potere, spegnendo le stelle ed i chiari presenti nell’universo, la Luce non può fare altro che scindersi nei suoi colori e mandare i fotoni in giro per illuminare le tenebre dilaganti. Il gioco è davvero molto semplice una volta capito il suo meccanismo, in quanto l’obiettivo di ogni giocatore è quello di avere a fine partita un maggior numero di punti rispetto all’avversario, muovendo o trasformando i propri fotoni in gioco e andando ad illuminare l’oscurità che nasconde un numero di punti prefissato».
QUALCHE CONSIGLIO AI FUTURI GAME DESIGNER
Abbiamo chiesto a Federico qualche consiglio a chi volesse approcciarsi a questo universo e diventare game designer: «È un mestiere che richiede aggiornamenti giornalieri continui e implica anche saper comunicare, risolvere problemi e lavorare in team. Posso solo consigliare di studiare tanto e bene. Non è una professione semplice, sicuramente, e io stesso non posso definirmi un game designer professionista, ma saper dove puntare e avere degli obiettivi ben chiari in mente aiuta. Inoltre, sappiate che essere un game designer non significa essere il creatore di idee: il game designer è quella figura professionale che, tra mille idee, ne ha una ottima e la progetta. Siate creativi, ma con metodo!»
IL SOGNO NEL CASSETTO
La creazione di un nuovo gioco è sempre scoperta e magia: «Ci sto lavorando con il mio amico Andrea e, questa volta, è pensato per essere un party time. L’argomento che tratterà, in maniera divertente, è quello delle fake news. I giocatori dovranno leggere da alcune carte il titolo di una notizia e capire se la stessa è vera o falsa: nel primo caso guadagnerebbero dei punti di opinione pubblica, nel secondo caso li perderebbero. Il sogno del cassetto è poter lavorare da game designer a tempo pieno, spero di poterlo realizzare definitivamente quanto prima».
Augusta Brambilla