A una settimana dall’attracco della Sea Watch nel porto di Lampedusa, lo scontro tra il Ministro dell’Interno Matteo Salvini e la comandante della nave Carola Rackete non accenna a placarsi.
Negli scorsi giorni in molte città d’Italia centinaia di cittadini sono scesi in piazza per organizzare manifestazioni di solidarietà nei confronti della Capitana della Sea Watch.
Alla lista si aggiunge ora anche la città di Pioltello, dove nella giornata di sabato 6 luglio un gruppo di cittadini si è dato appuntamento tra le 18.30 e le 20 davanti alla stazione di Seggiano per manifestare la propria vicinanza a Carola Rackete.
IL PRESIDIO A PIOLTELLO
L’iniziativa è nata da un appello lanciato su Facebook da Tonino Maselli, cittadino pioltellese, che è riuscito a raccogliere fin da subito un discreto numero di adesioni.
«Carola ha strappato decine di vite dal Mediterraneo facendo semplicemente quello che la legge impone: portarle in salvo – ci ha spiegato –. La buona notizia è che Carola ora è libera, ma la vicenda non è ancora conclusa e per questo la Capitana ha bisogno di tutto il supporto possibile. In un paese in cui la brutalità verbale è all’ordine del giorno, dimostriamo che esiste un’Italia diversa. Un’Italia solidale, umana, che non rimane indifferente».
Al presidio hanno partecipato all’incirca cinquanta persone, che, munite di bandiera della pace, si sono disposte in modo da formare una nave umana.
LA VICENDA SEA WATCH
Il caso della nave Sea Watch, di proprietà dell’omonima ONG tedesca, è rimasta al centro del dibattito pubblico per diversi giorni, dopo che nel mese di giugno, in seguito al salvataggio di 42 persone al largo delle coste libiche, la nave si era diretta verso l’Italia con la speranza di poter far sbarcare i migranti recuperati in mare.
Il Ministro Salvini, tuttavia, ha ribadito la volontà di chiudere i porti italiani alle navi delle ONG, invitando l’equipaggio della Sea Watch a trovare un altro paese d’approdo.
Dopo decine di giorni al largo delle coste italiane, la notte del 29 giugno Carola Rackete ha deciso di forzare il blocco e di attraccare la nave nel porto di Lampedusa per far sbarcare i migranti a bordo.
Il gesto è costato alla Capitana Carola Rackete l’arresto immediato con accuse di resistenza e violenza a nave da guerra e tentato naufragio. Il 3 luglio, la GIP di Agrigento ha fatto cadere le accuse, dichiarando che Carola «ha agito nell’adempimento di un dovere» senza commettere alcun reato.