Se unire il mondo dell’arte con quello delle tecnologie digitali vi sembra azzardato, aggiungete anche realtà virtuale e videogiochi. Ne viene fuori un mix difficile da immaginare, ma è proprio questo che fa lo studio di arte digitale Streamcolors, fondato da Giacomo Giannella e Giuliana Geronimo. Coppia nel lavoro e nella vita, Giacomo e Giuliana, che vivono a Pioltello, creano installazioni in realtà virtuale e basate sui videogiochi per aziende, istituzioni e musei, tra i quali il MAiO di Cassina de’ Pecchi.
«Oggi i videogiochi hanno raggiunto risultati estetici altissimi», ci spiega Giuliana Geronimo. «Unendo le nostre competenze, abbiamo portato la grafica e le dinamiche di coinvolgimento dei videogiochi al di fuori del mondo del gaming per applicarle in altri altri ambiti, come la moda, l’istruzione e la cultura».
INCONTRO TRA ARTE, GAMING E CULTURA
Giacomo e Giuliana si sono conosciuti sui banchi del liceo classico Machiavelli di Pioltello. Giacomo ha proseguito gli studi all’Istituto Europeo di Design e, dopo un master di specializzazione a Sidney, in Australia, ha lavorato per più di dieci anni come direttore artistico per Milestone, una delle più grandi aziende di videogiochi. Parallelamente ha portato avanti un suo progetto di ricerca artistica, e ha creato un nuovo “alfabeto visivo” con forme tridimensionali basate sulle percezioni visive.
Giuliana, dopo la laurea in Scienze della Comunicazione e un dottorato di ricerca a Bologna, si è specializzata sull’applicazione delle nuove tecnologie al patrimonio culturale. Ha collaborato con enti e istituzioni in campo artistico e culturale, portando avanti il suo progetto di valorizzazione della conoscenza con nuovi linguaggi tecnologici.
«Quattro anni fa abbiamo fondato Streamcolors, una startup che unisce la ricerca artistica di Giacomo con le mie competenze nella comunicazione e nel project management – ci ha spiegato Giuliana – Quello che prima era un hobby è diventato il nostro lavoro, e insieme a noi c’è anche Andrea Boschetto, che definiamo scherzosamente “l’uomo del codice”».
Nel giro di pochi anni lo studio ha collezionato collaborazioni importanti. Per il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, per esempio, ha realizzato un’installazione interattiva sulla materia oscura, ma la sua fama è giunta anche all’estero.
«Abbiamo portato la nostra esperienza alla Scuola di Design della George Brown University di Toronto, che ha dedicato uno spazio alle nostre opere e installazioni», spiega Giuliana. «Al Museo di Arte Contemporanea del North Carolina c’è una “stanza immersiva” che permette ai visitatori di esplorare l’arte con il nostro software Stream Machine».
Nelle installazioni convivono innovazione e ricerca artistica, e il primo concept è stato lanciato al MAiO, il Museo dell’Arte in Ostaggio di Cassina de’ Pecchi.
REALTA’ VIRTUALE PER SCOPRIRE OPERE “INVISIBILI”
Il MAiO è un museo quasi unico nel suo genere. Non ci sono opere “da vedere”: il museo, infatti, racconta la storia delle opere rubate dall’esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale. Sono più di 1500 capolavori tra dipinti, sculture, arazzi, e anche tre violini Stradivari, che sono stati trafugati e mai restituiti, di molti dei quali si è persa traccia.
«Quando è nato il museo, nel 2015, abbiamo proposto il concept “Frammenti di memoria”, composto da un video di storytelling digitale, otto pannelli con tutte le 1623 opere trafugate e non ancora ritrovate e una postazione touchscreen per creare una propria cartolina digitale», ci spiega Giuliana. «Attraverso il totem touchscreen il visitatore può rielaborare le immagini in bianco e nero di alcune opere trafugate, come la “Testa di fauno”, capolavoro di Michelangelo, e la Venere di Tiziano, e immagini a colori di opere che sono state ritrovate restituite. Può creare una propria cartolina virtuale, che può essere stampata, come ricordo dell’esperienza. Non è solo un souvenir, ma uno stimolo a riflettere».
Giacomo e Giuliana hanno poi realizzato altre installazioni per scoprire “l’arte in ostaggio”.
«Nella seconda fase, che si è conclusa negli ultimi mesi, abbiamo creato un cabinato e due installazioni di realtà virtuale, che comprendono un videogioco. Il concept artistico è lo stesso: il visitatore è protagonista di un ambiente caratterizzato dal colore verde, che richiama i colori del MAiO, dove si può muovere su dei ponti sospesi alla ricerca delle opere d’arte. Come ogni videogioco che si rispetti, si possono accumulare punti, andare più lenti o più veloci: sfruttiamo il meglio del gaming per creare un’esperienza immersiva».
«Queste installazioni sono pensate per le nuove generazioni – sottolinea Giuliana – per coinvolgere i ragazzi su un tema che studiano a scuola, la guerra, ma rendendoli attivi e consapevoli di aspetti che forse non conoscono, come la perdita delle opere d’arte».
DA CASSINA AGLI STATI UNITI
Recentemente Giacomo e Giuliana sono stati invitati a Londra per presentare le loro ricerche e realizzazioni nell’uso delle nuove tecnologie per l’arte e la cultura. A breve uscirà inoltre il libro “Virtual and Augmented Reality in Education, Art and Museums”, commissionato da un editore americano, per il quale Giuliana ha scritto un capitolo sul lavoro realizzato al MAiO.
Che la creatività italiana sia riconosciuta in tutto il mondo è cosa nota, ma che due italiani esportino tecnologia all’estero, in particolare negli Stati Uniti, è un po’ più sorprendente.
«All’estero c’è un’attenzione alla cultura molto diversa dalla nostra – commenta Giuliana – Nel nostro Paese abbiamo un approccio conservativo al patrimonio artistico e culturale, il “museo” può suscitare l’idea di un luogo noioso e fermo nel tempo. In altri paesi c’è un approccio più aperto e innovativo».
Le installazioni create da Giacomo e Giuliana per il MAiO sono permanenti: il pubblico e le scuole possono visitare il museo ed esplorare il mondo dell’arte attraverso la realtà virtuale.