Svolgere il proprio lavoro senza finire nell’illegalità non dovrebbe fare notizia. Ma il condizionale, in una nazione dove solo nell’ultimo anno 25 comuni sono stati sciolti per mafia e gli arresti di amministratori locali per corruzione sono all’ordine del giorno, è d’obbligo. Per questo, il fatto che il sindaco di Segrate Paolo Micheli abbia denunciato chi ha cercato di corromperlo è una grande notizia.
Ma ricostruiamo i fatti con ordine. Esattamente due anni fa, il consigliere comunale del Comune di Milano Giuseppe Del Giudice (FI) propone al sindaco Micheli di avere un occhio di riguardo verso un’azienda, sua “amica”, che stava partecipando al bando di gestione e manutenzione dell’illuminazione pubblica e dei semafori nel Comune di Segrate. Se l’azienda si fosse aggiudicata i lavori, per il sindaco erano pronti 600mila euro freschi freschi. Ma qualcuno aveva fatto i conti senza l’oste infatti Micheli non si rivolge a un commercialista per sapere dove poter trasferire l’ingente somma di denaro bensì ad un avvocato e denuncia il Del Giudice. L’appalto viene dunque assegnato all’azienda migliore e le forze dell’ordine iniziano le loro indagini, fino all’avviso di garanzia di oggi.
Nient’altro dunque se non la prassi che ogni amministratore dovrebbe adottare in questi casi, nulla di eroico o di eccezionale. Quell’onestà e trasparenza che è richiesta a chi si occupa della cosa di tutti ogni giorno e che, qualsiasi sia il colore politico, ci speriamo possa non essere più considerata una notizia.