Comincini si candida alla segreteria milanese del Pd: «Attenzione alla situazione metropolitana»

L'ex sindaco di Cernusco, ora senatore, parla della propria candidatura alla segreteria del Partito Democratico e dell'attenzione che vorrà porre all'hinterland

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Eugenio Comincini,

dopo la sua avventura come sindaco di Cernusco durata ben 10 anni, è ora senatore.

In un’intervista ad Affaritaliani.it – che riportiamo per intero qui sotto – ha espresso la sua volontà di candidarsi alla segreteria milanese del Partito Democratico.

Iniziamo dall’assemblea di sabato: la riconferma di Martina è scontata.
La riconferma di Maurizio Martina è una cosa scontata perché dall’assemblea nazionale non si è voluto costruire alcun percorso alternativo. E dunque questa è la normale e naturale conseguenza. Il congresso sarà celebrato prima delle Europee e avremo davanti diversi mesi per fare una attenta analisi della sconfitta del 4 marzo e soprattutto per confrontare progetti politici diversi per il futuro del Pd e per il futuro del Paese.  A mio avviso non possiamo tornare indietro…

In che senso?
Nel senso che non possiamo rinnegare lo straordinario lavoro che abbiamo fatto in questi anni su più fronti e che non è stato percepito come tale in maniera evidente dall’elettorato. Ma che i numeri dimostrano chiaramente.

Provocazione. Che cos’è, una difesa d’ufficio da parte dell’ultimo renziano?
Non è una difesa d’ufficio. Rispondo alla provocazione: è un principio di realtà. Se si guardano i numeri dell’economia reale non si può non riconoscere che ci sono stati effetti positivi avvertiti in tutto il Paese. Ma la dinamica elettorale è stata influenzata da fattori diversi…

Cioè?
Degli errori sono stati fatti e vanno riconosciuti e corretti. Per chi si considera riformista o liberal non ci può essere una prospettiva di ritorno al passato. Bisogna andare avanti e costruire sulla strada tracciata in questi anni. Credo che se al posto di Renzi ci fosse stato qualcun altro il risultato elettorale del 4 marzo sarebbe stato ben peggiore. Non migliore. Il trend dentro il quale la sinistra italiana si trova è quello mondiale, non è una specificità italiana.

A proposito di specificità, si magnifica il Modello Milano. E’ esportabile, come dice il sindaco Sala, oppure non lo è, come dice Alfieri?
Quando Sala dice che Milano è una locomotiva per il Paese e che gli altri devono seguirla, già si risponde da solo sulla replicabilità del modello Milano. Perché di locomotive che tirano un treno ce ne è una per convoglio, non di più. Le condizioni specifiche nelle quali Milano può operare non sono patrimonio di altre realtà, e non sono tutte replicabili. Poi devo dire che il Modello Milano di questi anni mi preoccupa in prospettiva.

Addirittura?
Sì, Milano ha messo in atto in questi anni un modello centripeto per il quale sta risucchiando realtà importanti che erano collocate nei comuni dell’hinterland. Il rischio è quello di depauperare i territori e renderli quindi dei dormitori. Una prospettiva così per me è preoccupante e non è condivisibile. Con Sala invece condivido la considerazione che serva una idea di lavoro a 15 o a 20 anni. Serve una visione strategica, questo sì. Cercando le risorse per il piano strategico della Città Metropolitana, che era ed è un tentativo di sviluppare l’intero territorio milanese, senza concepire Milano come un organo a se stante ma come una parte di un organismo.

Torniamo ai congressi: nel prossimo futuro ci saranno anche i congressi locali, ovvero il Regionale e il Metropolitano.
Questo fa parte del percorso congressuale che ci aspetta tra ottobre e novembre, anche a Milano. A Milano abbiamo un patrimonio di esperienze di buon governo non solo a Milano città ma anche sul territorio. Questo patrimonio va valorizzato anche nel percorso congressuale che ci aspetta a livello metropolitano.

Lei sarebbe disponibile a candidarsi?
Penso che gli amministratori locali che si sono spesi per le loro comunità negli anni passati possano e debbano dare un contributo positivo e debbano portare quella esperienza nel percorso congressuale. Mi sono arrivate più sollecitazioni a valutare il mio impegno nel partito milanese. E’ una richiesta che considererò con attenzione e che non lascerò cadere. Potrei non esaurire il mio impegno istituzionale a Roma e potrei mettermi a disposizione del Pd territoriale con spirito di servizio. Spero che le sollecitazioni che ricevo si trasformino in un documento programmatico. Non lo farei per ambizione personale, ma perché c’è bisogno di attenzione alla situazione metropolitana e alle variegate realtà dell’hinterland. Non c’è solo la grande Milano. Mi è stato chiesto di interpretare queste esigenze, nell’ambito del percorso renziano, e dunque di chi pensa che si debba continuare a lavorare sulle tematiche del riformismo. In quest’ottica potrei giocare questa partita.