Milano e hinterland saranno protagoniste del censimento rom: è stata infatti approvata martedì, in consiglio regionale, la mozione della consigliera di Forza Italia Silvia Sardone, che chiede di creare un progetto di ricerca utile a mappare gli insediamenti e a favorire l’istruzione dei minori.
LA PRIMA REGIONE ITALIANA A CENSIRE I NOMADI
“Sono stata in vari campi nomadi milanesi, come quello di via Negrotto o quelli di via Bonfadini a Milano, e ho potuto toccare con mano l’illegalità diffusa che in questi insediamenti è una costante — ha raccontato la consigliera Sardone – Ad accampamenti regolari se ne affiancano altri, totalmente irregolari, dove non si sa chi entra, arrecando gravi danni a chi abita nelle vicinanze. Ora sarà possibile capire chi e quante persone vivono nei campi regolari e irregolari di tutta la regione. E soprattutto verificare la dispersione scolastica, che è altissima, oltre che cercare di capire per cosa vengono spesi i fondi per i campi, per l’inclusione e per l’integrazione”.
CHIUSI DIVERSI CAMPI NEGLI ULTIMI SEI ANNI
Fare una stima dei rom e sinti presenti in Italia e nella zona di Milano e hinterland non è semplice, infatti il numero degli insediamenti non è determinato: quel che si sa è che a Milano – dal 2012 al 2018 – sono dieci i campi nomadi irregolari che sono stati chiusi, da via Idro a via San Dionigi, nei quali risiedevano 960 persone.
Al momento rimangono aperti solo quattro campi irregolari, ma sono tutti tenuti sotto osservazione: in totale sono 312 le persone che ci vivono. In quelli regolari, invece, ci sono 642 persone. (fonte: La Stampa).
L’approvazione, ottenuta con 39 voti favorevoli, 31 contrari e un’astensione, vede il Pd in disaccordo: “Questa è una mozione razzista, chiede un censimento su base etnica — ha affermato la consigliera Pd Carmela Rozza — mentre rifiuta di stanziare le risorse per superare e chiudere i campi. È pura ideologia, pericolosa e intrisa di demagogia. Sia chiaro che noi siamo per superare i campi, ma per farlo occorrono risorse e politiche ad hoc”.
Anche il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala, è contrario: “Penso che sia sbagliata – ha commentato – e mi sembra che in questo momento stiamo spostando la discussione su temi che non sono prioritari”.